Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà . E magari anche qualcuno.
Nel calcio ci sono campioni che vengono definiti tali sia in campo e sia fuori ed altri che lo sono nel rettangolo di gioco e, purtoppo per loro, non altrettanto nella vita. I primi tendono ad unire, raccolgono simpatie trasversali, mettono d’accordo (quasi) tutti e, non di rado, sono apprezzati anche dai tifosi di squadre avversarie. Di esempi se ne possono fare tanti, ma è meglio non fare nomi perchè sarebbe un peccato dimenticare qualcuno. I secondi, al contrario, fanno arrabbiare, dividono, istigano. Aspetto importante, sono fonte di polemiche a non finire, per la gioia di alcune trasmissioni del lunedì sera. Rappresentano, questi ultimi, una sorta di maggioritario applicato al calcio: con loro o contro di loro, di qua o di là , amici o nemici. Con loro non ci può essere spazio per un sentimento neutrale come l’indifferenza od un gesto come una scrollata di spalle. Sono certamente grandi fuoriclasse, gente veloce coi piedi, ma non sempre, anzi quasi mai, col cervello. Arroganza nel modo di porsi, maleducazione, gesti violenti, parole in libertà sono parte integrante del loro repertorio, ma spesso vengono perdonati perchè, giustappunto, stiamo parlando di campioni che fanno riempire gli stadi, vincere le partite e vendere le loro maglie (possibilmente) originali. Quella che dovrebbe essere un’aggravante, cioè il fatto che sono bravi col pallone tra i piedi, spesso è un motivo per chiudere un occhio, o magari tutti e due, sempre in attesa del successivo colpo di testa che, va da sè, non tarderà arrivare. Peccato.
Cambiasso piange disperato, distrutto dalle critiche e dai fischi di San Siro; Ranieri piange, con meno disperazione ma ugual trasporto emotivo, per un gol all’ottantasettesimo minuto, su calcio d’angolo, di un difensore, sperando che non ci fosse tempo per un eventuale pareggio del Chievo (o forse piangeva per non avere preso gol al primo tiro in porta avversario? Mistero…); Moratti tira frecciate al tifo interista, spesso opprimente nella sua passione. Questa Inter inizia ad essere quasi stucchevole, ci manca di scoprire che Coutinho è il figlio illegittimo di Pato e che nell’alta dirigenza nerazzurra si nascondono faide interne alla “Dallas” per essere di fronte ad una perfetta trama da soap opera, di quelle che le nonne e le zie zitelle guardano nel primo pomeriggio mentre stirano lenzola e camicie dei nipotini che la domenica si ritrovano allo stadio. Che tutte queste lacrime siano un modo per fare avvicinare le donne al calcio? Sarà , ma io preferirei un pò meno di “Beautiful” ed un pò più di “Spartacus”: alla fine cos’è il campo di calcio se non la moderna arena dei gladiatori?
Intanto la Juve dichiara il silenzio stampa, ma non il “social-network” silenzio: su facebook, nella pagina ufficiale del club, si dichiara <>. Forza dei tempi moderni, dove, come le mezze stagioni, non esistono più nemmeno i silenzi stampa.
Andrea Rossetti
Egregio Dr. Beccantini
concordo con lei sul fatto che i 14 pareggi della juve son troppi, però bisognerebbe anche analizzare tutti o parte di questi pareggi. Solo per citare gli ultimi bisognerebbe dire che a Parma, col Siena in casa, a Bologna, ieri col Genoa e con il Chievo gli arbitri hanno fatto di tutto e di più per fermarci; fermo restando che nessuno può smentire la sterilità dell’attacco bianconero.
E’ evidente che in questo periodo e visti i risultati del campo si fanno tanti nomi per il prossimo anno riguardante un vero bomber che Marotta dovrebbe comprare: chi? Secondo me l’unico che potrebbe fare al caso nostro è Benzema, ma il Real lo vende? Oppure si potrebbe cercare di convincere Raiola (Nedved all’opera) a riportare Ibrahimovic a Torino.
Per quel che riguarda Elia, ieri ho avuto conferma perchè Conte non lo facesse giocare: è completamente fuori da tutti gli schemi di gioco e dopo 7 mesi mi sembra assuro, lei che ne pensa?
Grazie.
Vero, Emanuele. Il suo pensiero spiega l’importanza simbolicadello sport.
Concordo anch’io su quello che avete scritto sulla felicità di Cipro per la sua squadra. Altri hanno preferito godersi il Barcellona! Io ho preferito vedere gran parte di quella partita dell’Apoel. Non serve solo lo spettacolo di una macchina ripetitiva, serve vedere soffrire e gioire per una vittoria non preventivata.” Anema e core” e poi l’applauso. Messi ne farà mille di gol, più o meno belli, ma con la sua squadra non ha mai sofferto quanto i giocatori dell’Apoel per raggiungere un risultato insperabile!!! Leo
Concordo: quello che ha fatto l’Apoel è un miracolo calcistico. Una festa per una nazione particolare.
Penso che tutti facciano il tifo per loro, ma credo che i quarti saranno il loro ultimo atto. Ma grandi onori per quello che hanno fatto!
la più bella sorpresa della settimana, a mio modo di vedere, viene da una piccola isola del Mediterraneo, più precisamente da una città che ha il triste primato di essere l’unica capitale al mondo (a parte Gerusalemme il cui status di capitale è ancora controverso) divisa in due. Nicosia, infatti, dal 1974 è tagliata a metà da una green line di filo spinato e presidiata da soldati che separa la Repubblica di Cipro dall’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord, non riconosciuta dalla comunità internazionale. In questa città spaccata in due, la squadra di calcio dell’Apoel ha superato gli ottavi di finale della Champions League eliminando i francesi del Lione. Risultato storico, nessuno a inizio competizione avrebbe scommesso un Euro sui ciprioti ai quarti. La sera della vittoria ai rigori contro i transalpini la festa a Nicosia è stata grande. Una sola piazza in tripudio, una sola città . Il calcio può superare tutte le barriere, anche la green line di Cipro.
Alessandro, gli americani sono abituati a gestire lo sport in termini di marketing e profitto…. con società come liverpool e manchester che hano una spendibilità internazionale ben diversa dalla roma han fatto dei buchi di bilancio pazzaeschi…………… se parliamo di marchio internazionalmente la roma sta a liverpool e manchester come io sto a schumacker……..
Dai tempo al tempo. Io ti posso dire che non ho alcuna simpatia per la Roma, tutt’altro, ma se fossi al vostro posto di tifosi di Juve-Milan-Inter non la prenderei troppo sotto gamba.
Secondo me è un errore ragionare solo in termini di soldi, cento milioni di qua e cento milioni di là , così, a profusione. Il denaro è importante, ma servono anche le idee a sostegno di un progetto. Questi americani, che non sono squattrinati, hanno dimostrato di averle ben chiare.
se domani a pianic o borini o chicchessia (e soprattutto ai loro procuratori) i vari real o manchester o barcellona o milan fanno balenare una paccata di milioni vedi come stanno nel “progetto” del nome potente roma …… magari fuori dalla champion’s…..