Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà. E magari anche qualcuno.
Bn giorno, da un attento lettore,della stampa ,globale.
Letto Vs, recente, oggi, art. Gazzetta,
Mi trova, fautore,del confronto riscontro,settimanale,
tra il designatore e i giornalisti, a scopo esclusivamente
didattico.
Grazie, per l’attenzione mostrataci ,nei miei riguardi e ” confronti..
Bn lavoro. mr.Giovanni Polegato US/Italy.
Gentile Ezio, ho letto e apprezzato l’analisi. Condivido al cento per cento sull’inopportunità di tagliare l’allenatore a stagione in corso.
BUON ANNO
Il 2012 della serie A si chiude nel segno della Juve. Il 2011 si chiuse con la Juve prima in coabitazione e si scommetteva sulla tenuta, sul suo effettivo valore, sulla possibilità di giocarsela fino in fondo per un posto in Champion’s …… oggi si scommette sulla tenuta, sul suo effettivo valore, sulla possibilità di giocarsela fino in fondo…… in Champion’s.
Azzardo un pronostico: prima del ritorno col Cagliari lo scudetto sarà stato vinto matematicamente dalla Juve, che sarà ancora in corsa anche in Champion’s League.
La Lazio vince senza senza patemi in casa della Sampdoria e conquista il secondo posto. Il cui inquilino cambia tre volte in tre turni, e il distacco dalla prima si dilata da due a otto punti.
La Fiorentina passeggia sul Palermo e ritorna al terzo posto, agganciando l’Inter, che si salva dalla sconfitta casalinga col Genoa.
Il Napoli vince in extremis a Siena, una partita da 0-0.
Due punti più sotto, la Roma, che vale, più o meno, questi punti e questa classifica. Il risultato dell’Olimpico non inganni: tre pallette buttate in area senza pretese, e un disimpegno sbagliato dalla difesa avversaria.
Il Milan guida il campionato delle “altre”: Ambrosini è un ex, Nocerino, Mexes, Yepes, Constant, Acerbi, Bonera: Gianni Brera li avrebbe definiti “una banda di delinquenti comuni” ……. Thiago Silva, Maldini Costacurta e Pirlo cercasi.
Non mi aspettavo il Parma e il Chievo così in alto.
Dal Torino in giù è zona terrore. Il Siena, senza la penalizzazione, sarebbe salvo: perché sia stato cacciato Cosmi resta un mistero. Così come non mi spiego i cambi a Palermo, Cagliari e alle genovesi. Non mi pare che Del Neri e Gasperini abbiano inciso in positivo, la cura Pulga sembra aver esaurito i suoi effetti e la Sampdoria (18 punti sul campo) ha pur sempre 5 squadre dietro.
KILOMETRI
Senza scomodare la Juve di Capello (che giocava pure peggio, ma aveva giocatori di qualità diversa e vinceva in un contesto qualitativamente superiore), se, in una sera dove la prestazione è stata oggettivamente scarsa, l’avversario ha messo tutte le risorse possibili finendo tra crampi e smorfie di fatica, l’arbitraggio è stato scandaloso quasi quanto le frigne prepartita dell’ineffabile Cellino, se, in una sera come quella, si vince comunque 3 a 1, allora la distanza tra il resto della compagnia e la Juventus si misura in Kilometri, non in metri.
Il Cagliari è quell’onesta squadraccia che qualche domenica fa ha rischiato, in positivo, di vincere con l’Inter a San Siro, pareggiando con pieno merito (checchè ne dicano davanti ai portoni della Saras due volte al giorno). La Juve è scesa in campo, in mancanza del Principe delle Infradito, tutta quanta in ciabatte, ha concesso praticamente un tempo agli avversari che, comunque, per fermarne le pur svogliate incursioni, spendevano falli sistematici che solo l’insolita e stolida benevolenza dell’uomo con la giacca gialla non trasformava in una pioggia di ammonizioni (alla fine sarebbero poi state cinque più un’espulsione, ne mancano almeno altrettante). Tutto questo dà la misura di una superiorità imbarazzante: kilometri, appunto.
Eppure non si tratta di squadra perfetta, ieri sera men che meno:
Asamoha per tutta la partita ha saltellato sul solo piede che sa usare e ci ha messo pure applicazione, non si discute, ma siamo sicuri che valga i soldi che l’hanno pagato?
Vidal sembra abbia contratto lo stesso morbo di Vucinic: ci sono giornate che si alza male dal letto e, pur con l’impegno, non gliene riesce una. Quasi lo stesso si può dire di Quagliarella.
L’impostazione del gioco non gode del movimento coordinato di ali e attaccanti e non riesce a svincolarsi dalla marcatura, che ormai gli avversari riservano pure a Bonucci, se non con i lanci lunghi (specialità che la casa lo scorso anno non aveva praticamente in menù).
Positivi, invece, l’apporto insospettato della panchina (Padoin, uno dei più attivi; Matri, pur con i limiti che gli conosciamo – liscione scomposto da matita blu -, entra e ne mette due) e il movimento perpetuo di Giovinco, che, quasi da solo, provoca praticamente tutte le ammonizioni del Cagliari e la conseguente e decisiva superiorità finale.
Per essere competitivi in Europa ce ne vuole, e questa stessa squadra ha dimostrato ampiamente di avere molto di più di quanto visto in quest’ultima partita, magari servirebbero aggiustamenti di qualità (Drogba, un laterale sinistro, un jolly difensivo), ma per l’Italia dei Lamenti (a turno, tutti quanti, da Mazzarri a Zeman, a Moratti e Strama, a Galliani a Pulvirenti) questa Juve è ben più che abbastanza:
kilometri.
PIU’ FORTI, AI PUNTI, DELLO SQUADRONE DI CAPELLO
Tralasciamo per un attimo i vaneggiamenti, gli scandali, la vergogna del (suo) calcio e la mancanza di sportività (vera) del ragliante Cellino, che faranno, per certi giornalisti, il vero piatto forte della fredda e desolante serata di Parma per Cagliari-Juventus, qualcosina da rimarcare c’è sempre, ai fatti inequivocabili del campo. Squadra stasera più ‘capelliana’ che ‘contiana’, al di là delle differenze tra le rose.
Primo fatto: chi ammira la cosiddetta grande gara (o parte di essa) del Cagliari, sta perdendo tempo e facoltà di giudizio. Una squadretta che deve salvarsi e lottare, che non tira mai pericolosamente in porta avversaria (a parte il rigorino concesso e ci fermiamo qui sull’arbitraggio in generale) e che blocca una già svogliata e molle Juventus in avvio (non sarà la prima e ultima falsa partenza, con o senza Conte) più con i calci che con il calcio e le trame di gioco, come possiamo definirla? Una squadretta, appunto, perlopiù nervosa da non si sa che cosa (la frustrazione di non avere un proprio stadio di casa e tifosi di casa per colpa del ragliante che sa solo intrallazzare e mandare fax da Miami?). E di solito anche le grandi squadre possono cadere nel tranello. Quella di stasera era, difatti, un tranello, molto ben anticipato dalle parole del nostro mister in conferenza stampa. La sua analisi dopo la gara è quanto mai sensata.
“Chi gioca contro di noi mette grande tensione agonistica e attenzione. Tutto questo porta a un logorio, a non rispettare più le distanze, ma la squadra ha risposto bene sul campo. Buffon non ha fatto una parata. C’è stato un rigore assegnato da Orsato, ma il Cagliari è stato tutto lì e alla fine avevano i crampi. La nostra è stata una dimostrazione di forza.”
Secondo fatto: non è stata una grande e bella Juve che si vorrebbe vedere quando si incontrano le piccole e si ha una settimana intera o quasi di allenamenti (come il ‘privilegio’ dell’anno scorso). Ma è stata una Juve cinica e in linea con la grande mentalità e autorevolezza che sta mettendo su a ogni gara. Non si è scomposta all’andazzo di Damato e company, si è svegliata (anche tardi), si è presa comunque i 3 punti in un secondo tempo pur con episodi o situazioni davvero difficili e ostili, colpendo due pali, perdendo soliti palloni, manovrando in attacco perlopiù con prevedibilità… eppure la differenza è imbarazzante a tratti, sembra che la squadra sia troppo forte e quindi sprecata per certe partite, certi avversari, certi scorci di questo campionato. Se avesse giocato (bene), sarebbe finita col pallottoliere, peggio che a Pescara.
Terzo fatto: a meno che a gennaio non arrivi un difensore da difesa a 3 per coprire il buco lasciato dall’infortunio di Chiellini, bisognerebbe pensare a cambiar modulo di gioco (4-3-3) in partite del genere, per garantire maggiore fantasia in avanti e miglior impostazione, dato che Caceres non è in grado di impostare le azioni. Note dolenti, la prestazione scadente di Vidal (non solo per il rigore alle stelle), certe pochezze offensive di Quagliarella e Giovinco (seppure quest’ultimo sia stato almeno più utile), un Marchisio troppo lezioso, un Matri ancora lontano parente di quello acquistato due anni fa, che al di là dei due gol ne ha sbagliato un terzo ciccando un pallone in maniera mediocre e che ha sempre bisogno del lampo di un Vucinic pure a mezzo servizio (vedi occasione della prima rete).
Bisogna proseguire così per i prossimi turni: vincendo, sfruttando il calendario, possibilmente giocando bene e senza complicarsi la vita e la sorte.
Quale occasione migliore, su dai! Perfetta la cerimonia, il gran galà, per servire ai tifosi – il più delle volte felici di esser presi in giro – il contentino richiesto. Oh Inter, quanto ti amo!; oh mia (a)dorata Inter!; I love you, Inter… Stavolta non è stato necessario accendere il computer, fare login ed entrare nel mondo virtuale, ‘a noi ce piace Twitter’. Si perché è bastata la cena natalizia del club per giurare, una volta ancora, amore eterno – e chi ci crede – alla maglia nerazzurra. Sempre lei, perché lui ha fatto melina, Yolanthe Cabau, una politica per eccellenza, viste quante ne spara. Sentimentale, ovvio: “Io e lui amiamo l’Inter – ha dichiarato – Speriamo di restare a Milano, purtroppo non so come finirà la vicenda”. Manca alla squadra uno come Wes, qualcuno le fa osservare… “Lo farò, glielo dirò a mio marito: ma chi lo dirà a Stramaccioni?“. Frecciata, un’altra, servendosi dell’amor accanito dei fan interisti, tra queste molte di più le ragazze, agguerrite più dei barbuti uomini. Ma a che gioco stanno giocando? La società, difficile dire il contrario, ha agito e sta agendo senza una logica, in assenza di una strategia tecnica ed economica: il cartellino dell’olandese si è deprezzato moltissimo negli ultimi mesi, la conseguenza più grave è il fuggi fuggi dei potenziali – non reali – acquirenti. Quanto vale? 10 milioni già sarebbero tanti, chissà, magari anche zero. Dall’altra, la famigliola Sneijder tenta e sta tentando di ricucire e, in altri versi, rafforzare il legame coi tifosi, i più ancora innamorati del trequartista del triplete che, dopo la notte di Madrid, si è trasformato in un vitellino sgangherato. In poche parole, è in atto un doppio gioco: con una proposta allettante, il “Ti Amo Inter!” diventerebbe in un batter d’occhio “Ti saluto, Inter!”. Certa una cosa: dal caso, alla fine, usciranno solamente due sconfitti: l’Inter e Sneijder
TRE/SETTE E CIAPA NO
In meno di mezz’ora, la Juve fa tre goal all’Atalanta e conquista i tre punti che la portano a più sette sulla seconda. L’Inter prende due pali e il goal di Klose, scivola a meno otto e si fa raggiungere dalla Lazio. Dice: “sconfitta immeritata”. Non che fosse meritata la vittoria sul Palermo. Il Pescara fa tre goal a San Siro, ma sbaglia due volte porta: allora vince il Milan. Rossoneri in risalita tra aiutini e regaloni. La squadra del Grande Maestro di Calcio non trova svenimenti di portieri a Verona: allora vince il Chievo. Colpa dell’arbitro e della nebbia. Il Napoli ne prende quattro, in casa, dal Bologna. In due partite, Mazzaniello e Delamentis si sono visti omaggiare di un goal irregolare a Milano e di uno regolare annullato al Bologna, risultato: due sconfitte. Saranno le coppe.
La Fiorentina schianta il Siena, e Cosmi. Il Parma passeggia sul Cagliari. La Samp cade malamente a Catania. Brodini per Genoa e Torino. Portieri pasticcioni confezionano il pari di Udine.
Tra un mangiante e svariati bevitori, la classifica prende forma in vetta e si ingarbuglia in mezzo e in coda. Sorprese in positivo: Catania, Udinese, Parma, Chievo, Bologna. Pensavo peggio. Sorprese in negativo: Sampdoria e Torino. Pensavo meglio.
Gentile Raffaele, a senso unico e un po’ noir, ma con del vero.
Che si sappia in giro… chi lascia l’Inter è perduto. Bella fine non fa, questo è certo. In estate, la società del presidente Moratti ha cacciato senza cuore (scelta saggia) i calciatori con ingaggi spropositati, cedendoli o a basso prezzo o liberandosene a costo zero (pagando loro prima l’indennizzo per la rescissione). Maicon, Lucio, Forlan e Julio Cesar, tralasciando le altre partenze (meno) illustri come quella di Pazzini. Il laterale brasiliano è passato al Manchester City per circa 5 milioni, un affare viste le deludenti e misere presenze con la maglia celeste dei ‘citizens’. Infatti, pare che il vecchio ‘Colosso’ voglia ora far ritorno nella sua madre Terra già a gennaio, in Brasile naturalmente, non nella Milano nerazzurra come paventato in malafede da qualcuno. E’ andata male, anzi, sta andando malissimo anche al portierone con la lacrima facile: il suo Qpr è ultimo in classifica con 7 punti, in più è fermo ai box per infortunio da un paio di settimane, niente di nuovo, ci par di capire. Negativa anche l’esperienza di Forlan con la maglia dell’Internacional – solo 5 gol all’attivo – d’altronde che l’uruguaiano fosse ormai un bollito se n’eran accorti tutti, meno che Branca (e il club brasiliano), evidentemente. La peggior sorte è toccata a Lucio, la sua dichiarazione d’amor cieco nei confronti del bianconero non gli ha portato granchè bene. A gennaio abbandonerà l’arca del ‘Noè’ Conte per trasferirsi altrove, probabilmente in Germania. Maledizione Inter! Uomo avvisato (Sneijder), mezzo salvato.
Srendardo è un calciatore, dipendente dell’ Atalanta………
Se in un Azienda uno chiede un permesso, gli viene accordato o meno, in funzione delle necessità aziendali…….. io accorciai il mio viaggio di nozze a causa di una fiera in Malesia, e credo si chiami professionalità………
se la priorità di Stendardo è fare l’avvocato, lasci il calcio professionistico