Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà. E magari anche qualcuno.
NAPOLI: solo chiacchiere e distintivo. Manca personalità in mezzo al campo e in difesa: bisognerà sostituire Cannavaro e Aronica, alla partenza di Lavezzi non si è provveduto in estate, figurarsi a gennaio. Andrà via, così sembra, Edu Vargas: il cileno fin troppo ‘pompato’ settimane prima e nel giorno del suo approdo in Italia. Ha già 23 anni, non è mica uno sbarbatello “da aspettare”. Investimento sbagliato, capita.
ROMA: una sola cosa dovrebbero fare i dirigenti giallorossi e il maestro Zeman: ibernare Totti. Il capitano è la stella, pur avendo 36 anni, della squadra capitolina. Il boemo gli ha cambiato ruolo: da un mese, o forse più, il numero dieci gioca da interno (mezz’ala sinistra) in appoggio alle punte. Lontano dalla porta, ma non eccessivamente, da rifinitore eccellente e preciso. Una goduria, veder Totti inventare negli stadi di metropoli o di perifieria.
MILAN: la farsa su Pato-Robinho non è ancora finita. La società rossonera alla fine cederà entrambi, rimettendoci qualcosa, molto, in termini di buonuscite. Quando un calciatore cambia società, lo fa sempre per soldi. Al club “non” più titolato al mondo servirebbero acquisti in tutti i reparti, persino in porta e in panchina. Allegri pro-tempore, a parer mio.
Apriti… sesamo! Pardon, mercato. Domani è il giorno della riapertura del teatrino calcistico, apostrofato comodamente con la parola calciomercato. A cui andrebbe aggiunto, di “riparazione”: perché in fondo le società che operano in questo breve ma intenso lasso di tempo lo fanno più per correggere le rose a disposizione degli allenatori (perlopiù precari) che per costruire un qualcosa di duraturo negli anni a venire. Viviamo nell’epoca dei Top Player, modo di dire diventato spregevole e mortificante: un fuoriclasse, si diceva un tempo. Dove di fenomeni decisivi e vincenti ve ne erano a decine, assi più rispetto a oggi. Una cosa è assodata: campioni non arriveranno nel nostro malandato calcio italiano. Qui c’è posto, purtroppo, per vecchie glorie, o giù di lì, al tramonto, o per scarti abbandonati dalle altre squadre europee. In cerca di chi? Cerco di spiegare e motivare…
JUVENTUS: Arriverà Peluso, questo non l’ho scoperto certo io. Buon difensore, l’ex atalantino. Rimpilzerà la rosa di Conte, lanciatissima verso il secondo scudetto consecutivo. Servirebbe anche una punta (Drogba è impossibile!): un calciatore in grado di segnare gol all’apparenza facili, ma alla fine decisivi.
LAZIO: le voci su Lampard fanno sorridere, per non dire piangere. L’inglese, messo, a quanto pare, alla porta dal Chelsea, non verrà certo a giocare in Italia, probabile (io credo ancora in una sua permanenza coi ‘blues’), un trasferimento in altro club della Premier che gli possa permettere di guadagnare le stesse sterline di ora. Lotito meno toccherà la rosa, meglio sarà per le sorti dei biancocelesti di Petkovic, il quale avrebbe bisogno di due-tre alternative in più rispetto agli undici di base.
FIORENTINA: stesso discorso fatto per la Lazio: meno agirà sul mercato, meglio è. Equilibrio, prima di tutto!
INTER: un centrale (Silvestre è stato un fallimento, Stramaccioni ha sbagliato a chiedere il rinnovo del contratto di Chivu) e due centrocampisti: uno di regia, ruolo in cui potrebbe giocare Cambiasso, se solo l’argentino avesse qualche anno in meno; e un altro capace di inserirsi in area di rigore avversaria, bravo nella conclusione e freddo sotto porta. Diciamo, un quasi attaccante prestato al centro del campo. In attacco, han già fatto la banda Branchilio (Branca e Ausilio): Tommaso Rocchi, 35 anni. Linea verde, un po’ come promesso in estate. Sì, come no! Il bomber veneto potrà rilevarsi utile, io personalmente avrei puntato su Livaja e Longo (visto che soldi non ce ne sono!). Ai prestiti non credo affatto. Sono un miscredente, lo so!
–> continua
x Riccardo vetere. Bellissimo il tuo post. Complimenti e, se permetti, un cin cin da un tifoso juventino quasi doc , ma juventino da sempre nel bene e nel male!!!!
Buon Anno
Little Lions
Stadio e studio. Come Dr.Jekyll e il signor Hyde, vanno di pari passo e sono al tempo stesso una cosa sola. Lo stadio, quale casa per ospitare l’evento sportivo, incrementare gli introiti e migliorare il pacchetto societario, se lo fará nuovo di zecca anche la Roma americana dei Pallotta. Dopo gli Agnelli, un’altra famiglia dotata di pragmatismo, che alle chiacchiere preferisce il mattone. Studio, inteso come la programmazione, l’organizzazione e la strategia da affiancare al progetto calcistico-sportivo: se hai dei bravi giovanotti che sappiano “giuocare” al calcio, è bene predisporre una cornice che possa un giorno divenire il palcoscenico dei grandi concerti. I talenti, un giorno, vogliono esibirsi come le grandi star, come i Timberlake e le Beyoncè.
Brave, complimenti a Juve e Roma dunque. Presto girranno un film dal titolo “Ritorno al futuro”. Qualcun altro penserá ancora a Jurassic Park…
Grazie anche a lei, gentile Raffaele. La leggo sempre volentieri.
Grazie per l’analisi, gentile Riccardo. Mi è piaciuta. E ricordi la mia idea: abolire la Lega, trasferire tutto in Federazione. Che, a sua volta, dovrebbe disporre di un presidente “forte”.
x Lex Luthor: Cosa sta succedendo ad Immobile? Perchè viene contestato ? Leo
ERACLITO SI RICREDA: “PANTA NON REI”
“Eppur si muove”. Galileo Galilei si rivolterebbe nella tomba, oggi, se assistesse a una delle assemblee di Lega nostrane. Lui che colse, sperimentalmente, il turnicar della terra su se stessa, assolutamente impercettibile ad occhio nudo, ma apprezzabile attraverso il processo cognitivo. Si addormenterebbe, c’è da starne certi, ad ascoltare le lunghe – quanto la storia dell’uomo – divagazioni dei Management Boys di via Rosellini; pure incapaci di eleggere il nuovo capo nel periodo natalizio.
Forse troppo impegnati con regali e presentini da destinare a mogli e figli?
Si girerebbe i pollici imitando il volteggiare del pianeta, Galileo, se presenziasse a una seduta parlamentare: la legge-stadi è ferma, lontana dall’esser sputata fuori da un sistema paralizzato, bloccato su se stesso.
Ed ecco che Archimede potrebbe soccorrere il collega con la sua leva: “Vi solleverò il mondo!”. Par facile a lui: il mondo gira, la terra la sollevi, ma non conosce la burocrazia italiana e italianizzata, ormai cementificata al suolo come il più alto dei grattacieli . Non la sollevi, non la sposti, sicuramente non la smuovi.
Galileo e Archimede si mettano il cuore in pace, per questa impresa serve qualcun altro.
Sta per finire l’anno, tre giorni fa era Natale ed eravam tutti più buoni. Stupidaggini e tradizioni. La serie A ha chiuso i battenti: una gara al giro di boa, l’ultima di un campionato equilibrato dal secondo posto in giù. In testa la Juventus, più forte delle altre, più squadra: costruita sotto dettato da Antonio Conte, assemblata a immagine sua e di Andrea Pirlo. Perché si vince, sooprattutto, con i campioni: in campo o in panchina. Dietro alle zebre, un miscuglio di pretendenti alla Champions League, unico obiettivo raggiungibile, oltre è inutile guardare, tanto meno pensare.
L’Inter dell’ormai aziendalista Stramaccioni (esserlo è positivo o negativo?), che tanto bene ha fatto e disfatto fino alla gara di Torino. Da quell’1-3 qualcosa è cambiato. Il giovane tecnico ha alzato troppo la cresta, i suoi giocatori lo han seguito senza batter ciglio, trascinandosi in un vortice di mediocrità tecnica. Manca un vice Milito, mancherebbero anche un vice Cambiasso, un vice Samuel. Tante alternative, insomma, a quei campioni che finora han tenuto in piedi l’ambaradan. Fino, ovvio, all’esplosione fisica. Son vecchiotti!
Napoli stesso copione. Canta Napoli! Parlano, troppo, Mazzarri e De Laurentiis. Che, comunque, sono stati bravi in questi anni nel costruire un gruppo e un’identità da vertice, ma non da scudetto. Ancora. La cessione di Lavezzi ha indebolito la squadra, togliendo imprevedibilità e personalità all’attacco. Insigne? Bravo, dovrebbe giocare più vicino all’area di rigore, non a 50 metri. Potenzialmente, in questa serie A scadente, lo scugnizzo potrebbe segnare gol a valanga.
Lazio, solita. Quadrata, completa, e con un allenatore che si dà poche arie: molti fatti! Petkovic è l’emblema del serio professionista: lavoro, lavoro, lavoro. Ha in rosa un campione, Hernanes, e un centravanti straordinario: Klose. Completa è la Fiorentina di Montella, silenzioso e meno pubblicizzato, rispetto al suo amico e collega Stramaccioni. E’ uno dei migliori del nostro calcio, può diventare un grandissimo.
Botti di fine anno non ce ne saranno, Galliani è volato in Brasile tra vacanze e cessioni (Pato e Robinho). Un tempo era il compratore che andava a casa del venditore, ora le cose son cambiate. E in peggio. Aspettando il mercato: povero ma bello per chi non ne capisce.
Grazie a lei, gentile mister Giovanni Polegato. Era una piccola idea. Auguroni di buon anno a lei, ai suoi cari, e a tutti gli Usa.