Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà. E magari anche qualcuno.
Gentile Daniele, grazie per il contributo. Concordo sull’importanza degli esterni. Bisogna ritoccare anche lì, certo. Ritoccare nel senso di migliorare.
Buongiorno a tutti. Vorrei spendere due parole sulla nostra amata juve soffermandomi in particolare sulla presunta necessità (a quel che si legge ovunque) di acquistare un attaccante. Probabilmente è vero che un campione nel reparto offensivo sarebbe di grande utilità, tuttavia a me pare che non si presti eccessiva considerazione ad un punto fermo fermo del gioco di conte e della squadra che quest’anno, a mio avviso, non è stato all’altezza: gli esterni. la partita col bayern (per citarne una…) e l’impietoso confronto con giocatori quali lahm, alaba, robben, ribery, ha evidenziato la mancanza di giocatori esterni capaci davvero di andare sul fondo e crossare palloni che possano mettere in difficoltà le difese avversarie. Credo che sia sotto gli occhi di tutti il fatto che lischsteiner non abbia disputato una stagione all’altezza della precedente. Spesso stanco e poche volte capace di saltare l’uomo andando sul fondo, ha dimostrato altresì una certa difficoltà (per usare un eufemismo) a mettere al centro palloni davvero pericolosi. Anche asamoah, dopo un buon inizio di stagione, è venuto meno perchè che alla lunga i giocatori impiegati fuori ruolo dimostrano i loro limiti. Il ganese è un centrocampista con ottime doti di interdizione e rilancio ma non ha il passo e la capacità di crossare per giocare esterno. In conclusione spesso si sono visti (anche contro il toro domenica) una serie di traversoni dalla trequarti campo del tutto inutili e preda dei giocatori avversari. Credo che nel prossimo mercato sia ineludibile l’impiego delle risorse disponibili (attuato anche attraverso uno sfoltimento della rosa) per acquisire due giocatori esterni di livello assoluto (o almeno uno). Il pensiero corre a bale (impossibile pensare che un giocatore così resti a londra a giocare la europa league) ma anche a marcelo, tenuto inspiegabilmente fuori da mourinho) o a di maria che il real vorrebbe cedere. saluti a tutti
Grazie ancora MacPhisto
Brillante, a mio parere, anche il pensiero sull’Udinese, per forma e contenuti (alcuni condivisibili).
il mio pensiero è ora rivolto ad un giovane nello spirito anche se l’anagrafe lo danneggia: il suo collega Domenico Quirico, professionista nel suo lavoro altamente rischioso e curioso come solo uno spirito giovane sa essere, uno spirito che non si ferma davanti ad un muro ma cerca di attraversarlo per capire cosa c’è dietro. leggere i suoi reportage dal campo (non quello rettangolare dove 22 uomini in pantaloncini rincorrono una palla, e senza offesa a nessuno!) con quel trasporto che solo chi ama il suo lavoro sa trasmettere, l’ho scoperto grazie a Lei, Roberto, che mi ha fatto conoscere e leggere “la stampa” e i suoi professionisti come Gramellini. mi piacerebbe avere un suo mesasggio per questo grande uomo, e per un suo pronto ritorno a casa.
Il mio pensiero sull’Udinese:
E’ sempre sorprendente vedere in questo periodo l’Udinese competere per un posto in Europa. Contro squadre pensate per quelle zone di classifica, cosa che l’Udinese di norma non è.
La società all’inizio di ogni stagione è chiara: “Prima ci salviamo e poi si pensa all’Europa”. Sarà scaramanzia o più semplicemente una mentalità matura, ma alla fine della fiera le cose vanno esattamente così.
Come detto, in quel di Udine non si pensa a vincere lo scudetto. Inutile fare discorsi del tipo: “Se non vendono questo o quello sono da titolo”, perché non è la loro filosofia.
Hanno il miglior sistema di reclutamento d’Italia ed è con le famose cessioni estive che tale organizzazione viene sostenuta. Una modalità di ricerca, crescita e inserimento di giocatori che fa invidia ai club più ricchi del nostro campionato: fonte di ispirazione per chiunque.
Qui non si parla solo di settore giovanile. Ovvero non si cercano i migliori talenti italiani del Friuli o delle zone limitrofe per farli poi giocare in Primavera. Si parla di Europa (spesso dell’est), si parla di mondo (Africa e Sudamerica in particolare), con l’intenzione di consegnare alla prima squadra i più meritevoli.
Inutile dire che gli errori sono dietro l’angolo, ma i più bravi a fare questo mestiere sono quelli che sbagliano di meno, non quelli che fanno sempre giusto. E chi lavora all’Udinese rientra nella prima categoria.
Bravo chi trova i giocatori e bravo chi li fa giocare: Francesco Guidolin è il miglior tecnico possibile per questa squadra. Perché conosce l’ambiente, le convinzioni della società. Sa quando far debuttare un ragazzo e dargli fiducia. Metterlo in panchina quando se lo merita, ma senza che rappresenti una bocciatura.
Guidolin ha creato un sistema. Significa che la squadra conosce e gioca con una serie di automatismi collaudati. Che valgono per i titolari, quanto per le riserve. Così si spiega l’assenza di Muriel dal 1′ non rigettata dalla squadra e la scalata di Zielinski, che si muove come se giocasse nell’Udinese da anni.
Lo stesso si può dire per Herteaux, Gabriel Silva (che ha tolto il posto a Pasquale), il sempre prontissimo Badu, Maicosuel e tanti altri.
Non può essere un caso che il meglio della loro stagione arrivi a salvezza acquisita. La quota 40 punti da raggiungere, quindi, si dimostra essere sempre meno un pretesto per abbassare la pressione, quanto la reale molla che spinge la squadra oltre le attese. E’ la linea del traguardo oltre la quale la mente è più libera: un enorme vantaggio sulla concorrenza che vede l’Europa come un obbligo, mentre l’Udinese come un premio.
Da due anni il girone di ritorno è sinonimo di crescita e qualificazione alle coppe per i friulani, riuscirà ad esserlo anche quest’anno?
Grazie mille MacPhisto.
Grande post, Alessio Cattaneo.
Questo è il mio commento al 4-1 del Borussia Dortmund sul Real Madrid, scritto a poche ore dalla fine della partita:
Senza parole. Il Borussia mi ha lasciato letteralmente senza parole.
Di fronte a quello che ho visto ieri, però, non posso non buttar giù qualche riga. Condita da tutto il trasporto che confesso ancora di avere ad ore di distanza dal fischio finale.
Mi piacciono, mi sono sempre piaciuti ma mai avrei pensato che potessero raggiungere vette di questo tipo. In questi tempi.
Hanno evidentemente saltato a piedi pari quegli step che una squadra così giovane è portata ad affrontare per arrivare ad un tale livello. E contro cui spesso si ferma. Non è il loro caso.
A memoria non ricordo un upgrade così fulmineo nella storia della Champions. Da eliminata del girone nel 2012 a (quasi) finalista nel 2013. Ma sarebbe ingiusto racchiudere la loro crescita entro questo arco temporale. E’ il 2011, infatti, l’anno della loro esplosione con il trionfo in Bundesliga.
Il 4-1 sul Real è anche la vittoria dell’idea più sana e genuina di costruzione di squadra. Senza troppi soldi ma con tanta, tanta pazienza. Manchester City e PSG hanno speso milioni su milioni per raggiungere, in due, un quarto di finale. Gli inglesi non sanno nemmeno cosa sia un ottavo, se è per questo.
Giocano per concetti, non per schemi. Non sono i numeri o il tanto decantato modulo a fare una squadra. Sono le idee, le convinzioni, la filosofia di un allenatore e della società che c’è alle sue spalle. E i giocatori, sia chiaro. A proposito, Lewandowski? Un fenomeno.
Non fermiamoci al lato esteriore delle cose, cerchiamo di andare oltre. In profondità. E’ nei pensieri, nei principi applicati al gioco che si forma il nucleo di una squadra così.
Mi ero detto senza parole, all’inizio. Eppure qualcosa ho prodotto, anche se non credo basti per descriverli fino in fondo.
E’ questo il bello del Borussia. Pensi di aver capito cos’è, ma invece è molto di più.
le tue sempre…..