Qui si parla di libri. Il titolo l’ho rubacchiato a Umberto Eco e al suo “Costruire il nemico”. Libri di avventura, di amore, di sport, di calcio, di calci. Cronache di storie e storie di cronache. Nessun genere è pre-cluso o post-cluso. I libri sono mondi che ci rendono grandi o piccoli in base a come li navighiamo.
Chi comincia?
Fabrizio,non siamo tutti uguali e certi videogiochi violenti sono penosi!!Non so chi ne consente la vendita,in una mente giovane può creare grossi danni!
Lovre, non sono i videogame a creare i mostri. Chi ha il mostro dentro prima o poi lo tira fuori comunque. Io ho sempre adorato i videogames e i film con un mucchio di morti, ma non ho mai torto un capello a una mosca…
Nell’anno ’99 di nostra vita
io, Francesco Guccini, eterno studente
perché la materia di studio sarebbe infinita
e soprattutto perché so di non sapere niente,
io, chierico vagante, bandito di strada,
io, non artista, solo piccolo baccelliere,
perché, per colpa d’altri, vada come vada,
a volte mi vergogno di fare il mio mestiere,
io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite,
riflettori e paillettes delle televisioni,
alle urla scomposte di politicanti professionisti,
a quelle vostre glorie vuote da coglioni…
E dico addio al mondo inventato del villaggio globale,
alle diete per mantenersi in forma smagliante
a chi parla sempre di un futuro trionfale
e ad ogni impresa di questo secolo trionfante,
alle magie di moda delle religioni orientali
che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero,
ai personaggi cicaleggianti dei talk-show
che squittiscono ad ogni ora un nuovo “vero”
alle futilità pettegole sui calciatori miliardari,
alle loro modelle senza umanità
alle sempiterne belle in gara sui calendari,
a chi dimentica o ignora l’umiltà…
Io, figlio d’una casalinga e di un impiegato,
cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia,
io, tirato su a castagne ed ad erba spagna,
io, sempre un momento fa campagnolo inurbato,
due soldi d’elementari ed uno d’università,
ma sempre il pensiero a quel paese mai scordato
dove ritrovo anche oggi quattro soldi di civiltà…
Io dico addio a chi si nasconde con protervia dietro a un dito,
a chi non sceglie, non prende parte, non si sbilancia
o sceglie a caso per i tiramenti del momento
curando però sempre di riempirsi la pancia
e dico addio alle commedie tragiche dei sepolcri imbiancati,
ai ceroni ed ai parrucchini per signore,
alle lampade e tinture degli eterni non invecchiati,
al mondo fatto di ruffiani e di puttane a ore,
a chi si dichiara di sinistra e democratico
però è amico di tutti perché non si sa mai,
e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico
ed è anche fondamentalista per evitare guai
a questo orizzonte di affaristi e d’imbroglioni
fatto di nebbia, pieno di sembrare,
ricolmo di nani, ballerine e canzoni,
di lotterie, l’unica fede il cui sperare…
Nell’anno ’99 di nostra vita
io, giullare da niente, ma indignato,
anch’io qui canto con parola sfinita,
con un ruggito che diventa belato,
ma a te dedico queste parole da poco
che sottendono solo un vizio antico
sperando però che tu non le prenda come un gioco,
tu, ipocrita uditore, mio simile…
mio amico…
HEYSEL (da “una Storia da raccontare di Ezio Maccalli – 2008)
Arrivaste con un charter la mattina e giraste per la città. Bianconero. E rosso. Un po’ dappertutto. Aria di festa. Nella piazza della Cattedrale tifosi inglesi ubriachi si fan fotografare coi poliziotti locali. Lattine e bottiglie rotte in terra. Mangiate in un ristorante greco. Non un pranzo memorabile. Allo stadio presto. Che è meglio essere già là quando aprono i cancelli. C’è già tanta gente.
Poliziotti a cavallo nella calca. Un cavallo pesta un piede ad un italiano. Non deve essere piacevole. In coda per entrare. Lo stadio è piccolo. Le curve hanno gradini alti venti centimetri. E cresce l‘erba nelle crepe del cemento. Nuvoloso, ma non piove. Lo stadio si va riempiendo. Davanti a voi nella vostra stessa curva, quella a sinistra guardando la tribuna centrale, i Fighters. Gli ultrà della Juve. Alla vostra destra i distinti. Con tifoseria promiscua. In maggioranza bianconera. Di fronte l’altra curva. Con una transenna a divisorio nella mezzeria. Alla vostra sinistra tifosi della Juve. Dall’altra parte della barricata una macchia rossa. Seduti, composti, i tifosi inglesi. Poi all’improvviso entra un gruppo di rossi. Canti, slogan, salti. Cominciano a tirare oggetti contro la parte bianconera. Qualcuno rilancia indietro. I Fighters davanti a voi cominciano a rumoreggiare. Poi di là qualcosa succede. Le urla sono più forti, i movimenti più massicci. Frenetici. Entra in campo della gente. Lo stadio fischia. Porco giuda manca poco. Uscite. Che chissà quando si gioca. Ma non ne vogliono sapere. La polizia isola lo spicchio di curva di fronte a voi. Dove stavano i tifosi italiani. Pian piano la gente in campo diminuisce. Vengono fatti salire in tribuna, nei distinti, nella vostra curva. Ma sono già le dieci. Poi d’improvviso gli altoparlanti annunciano che i capitani leggeranno un comunicato. Scirea dice di stare calmi. Giochiamo per voi. Qualche voce. Qualche notizia comincia a filtrare. Morti a decine. Ma lo dicono gli ultras. E chi ci crede. Finitela. E uscite. Erano infatti entrati a loro volta in campo. Non volevano che la partita cominciasse. La polizia schiera alcuni uomini davanti a loro. Davanti a voi. Parte un colpo. Una scacciacani per fortuna. Poi i poliziotti si accovacciano, cominciano a battere i manganelli per terra. Ritmano una sorta di danza della guerra. Attaccano. Gli ultras rinculano. Rientrano nella recinzione dal buco che hanno fatto. Entrano le squadre. Inizia la partita. C’è tensione. Fuori e dentro. Tacconi ad ogni parata si gira verso la curva a pugni chiusi. Dall’altra parte Boniek scatta. Lo stendono. Rigore. Platini segna. Esulta. Tutti esultate. Un tiro del Liverpool colpisce un braccio bianconero. Chiedono il rigore. L’arbitro li zittisce. Finita. Niente cerimonia di premiazione. Arrivano alla spicciolata i vostri con la coppa in mano. Tardelli lancia la maglia.
Uscite. Le notizie si rincorrono sempre più precise. Sempre più incredibili. Ora la preoccupazione è far sapere a casa che state bene. All’aeroporto i telefoni sono presi d’assalto. Ce la fate. E ripartite. Al ritorno in Italia è quasi l’alba. Comprate i giornali. Ancora increduli.
Vi sta bene. Avete avuto quello che vi meritate. Ladri Juventini. Vi piace la vostra bella coppa macchiata di sangue. Gli imbecilli non mancavano. Allora come oggi. Il problema è che sono parole di un padre. Dette davanti a suo figlio. Dieci anni al massimo. Dieci di lavori forzati ne meriterebbe il padre. Oggi come allora.
Il popolo non dovrebbe temere il proprio governo, sono i governi che dovrebbero temere il popolo.
-V per Vendetta.
RIVOLUZIONARI COL TWEET
Noi italiani siamo teatranti per natura, abbiamo il colpo di scena incorporato, per noi tutto è possibile ma non è vero nulla, e le solenni decisioni assunte a pranzo svaniscono dopocena in un gorgoglio di risate e bollicine di lambrusco. Mi fa quasi tenerezza che il più teatrante di tutti, Beppe Grillo, ci abbia presi maledettamente sul serio. Perché noi siamo teatranti ma anche molto pragmatici. Finché la rivoluzione si fa con un colpo di tweet siamo i campioni del mondo, ma se al terzo tweet ancora non si magna stiamo già banchettando col nemico. Siamo fatti così, giudicarci è vano, l’immoralità è il nostro costume di scena e dalla coerenza ci salvi Iddio. Grillo era il nostro perfetto Napoleone. Ci faceva ridere, ci faceva amaramente pensare a come siamo ridotti, e ci faceva sentire imperatori. Con i suoi stivali abbiamo preso a calci in culo la politica, che odiamo solo perché ne invidiamo i privilegi. Veder magnare gli altri ci turba. Bella. È stata una commedia all’italiana come non se ne fanno più. L’abbiamo eletto perché siamo fatti così, siamo un popolo fuori di testa, ci piace chi grida più forte. Ma schiamazzare stanca se poi non accozziamo il pranzo con la cena. Volevamo Napoleone Grillo al governo. Ma come poteva Grillo allearsi con il Pd dopo averlo fatto a pezzi in campagna elettorale? Non avrebbe potuto in nessun paese del mondo, ma in Italia sì. Non lo dico io ma lo schifo in persona, e cioè il Pd alleato con Berlusconi. Un colpo di teatro senza dignità come un calcio sotto la cintola. Grillo avrebbe potuto risparmiarci questa farsa? Certo che sì, sporcandoci di meno, (e non facendoci nuotare nel fango con i maiali), perché la politica senza compromessi non è stata ancora inventata e in Italia nessuno ha tempo di pazientare fino al giorno in cui il M5S avrà “il cento per cento dei consensi”. Grande battuta da ritwittare, roba da Spinoza, satira a cinque stelle. Supponevo che solo Crimi ci avrebbe creduto. Invece mi sa che ci aveva creduto pure lui, l’imperatore dei teatranti in persona, come un adolescente qualsiasi. E questo è imperdonabile. Perché noi amiamo Belzebù e i mezzi angeli ce li facciamo arrosto con patate. E anche ieri abbiamo magnato. (Diego Cugia-Jack Folla)
I discepoli stanno abbandonando Gesu’ Grillo. C’è da capirli, gli aveva promesso che avrebbero salvato il mondo ma si sono ritrovati a battibeccare su scontrini e diaria.
GASBARRA DELIRA SULL’EX TELEKABUL
Pazienti, calma. Con l’occhio per occhio sarebbe peggio, non diminuirebbero gli assasini, si raddoppierebbero i morti. Calma!
Fiero per una volta siamo d’accordo