Qui si parla di libri. Il titolo l’ho rubacchiato a Umberto Eco e al suo “Costruire il nemico”. Libri di avventura, di amore, di sport, di calcio, di calci. Cronache di storie e storie di cronache. Nessun genere è pre-cluso o post-cluso. I libri sono mondi che ci rendono grandi o piccoli in base a come li navighiamo.
Chi comincia?
Intervista d’un giornalista inglese al grande Winston Churchill:Presidente mi scusi,volevo sapere qual’e’ il segreto della sua longevità e buona salute?Risposta:…lo sport…..mai fatto!
“La fine della strada” di John Barth, irriverente, cinico fino al midollo. Con un protagonista che ha fatto dell’immobilismo etico-morale il suo salvacondotto.
“La campana di vetro” di Sylvia Plath e “Il velo dipinto” di Somerset Maugham, il primo parzialmente autobigrafico ma entrambi pieni di humor.
Cutting for stone di abrahm vergese.
Sea of poppies,river of smoke e flood of fire.eppoi ancora The glass palace ed il suo seguito di amitav gosh.
Forse qualcuno l’ha già pubblicato ma io ce lo rimetto,trovo questa lettera qualcosa di bellissimo e da far leggere a tutti!Grazie Mardy. http://www.ubitennis.com/blog/2015/09/03/mardy-fish-il-peso-dellansia-e-la-storia-della-sua-vita/
Gentile Alessandro, buon giorno e mi scusi per il ritardo. Purtroppo non ho conosciuto personalmente Enzo Bettiza, troppo diversi i “campi di battaglia” (e le stature). Mi è sempre piaciuto il taglio che dava, soprattutto, ai suoi reportages. Sapeva coniugare cronaca e storia come sposi fedeli e non già come acide zitelle.
Buona sera, gentile Beccantini. E’ morto Enzo Bettiza. Tante, tantissime volte ho letto, su La Stampa, i suoi appassionati, documentati, avvincenti articoli sull’Europa dell’Est (ex Jugoslavia, ex Unione Sovietica). Mi piacevano molto. Qualche anno fa ho anche avuto il piacere di leggere un suo libro, “Esilio”(*), che narra della sua vita da ragazzo in Dalmazia, prima di lasciarla a causa del regime nazionalcomunista di Tito. Lei come lo ricorda, siccome, presumo, l’ha conosciuto?
(*) Il libro si conclude così: “Il peschereccio, schiacciato dal peso di quell’umanità fuggitiva, levò le ancore e puntò la prua su Bari. Fino all’ultimo guardai l’amico che, in piedi sul molo, senza mai agitare la mano, diventava via via sempre più minuto, più fragile, più evanescente. Quando si ridusse a un grigio puntolino nell’azzurro, capii che il mio esilio era davvero incominciato”.
“Le braci” di Sandor Marai. E’ quasi un lungo monologo, sull’animo umano. Inizia un po’ a rilento secondo me, poi invece esplode in una serie di riflessioni non banali.
“Casa di bambola” di Ibsen, anticonformista coraggioso.
Ho visto la cartina di Malta a quanto disti dal mare?