Qui si parla di libri. Il titolo l’ho rubacchiato a Umberto Eco e al suo “Costruire il nemico”. Libri di avventura, di amore, di sport, di calcio, di calci. Cronache di storie e storie di cronache. Nessun genere è pre-cluso o post-cluso. I libri sono mondi che ci rendono grandi o piccoli in base a come li navighiamo.
Chi comincia?
Gentile Giuseppe, proprio così: un piccolo marsupio di tele bianca, zip e cordicella, il tutto legato attorno al pancino. Conteneva, come detto, i soldi del giornale, di solito valuta (dollari). Mai dimenticato, tranne una volta. Montreal, Olimpiade 1976. Quando me ne accorsi, stavo facendo colazione: corsi in camera. Era lì, sul letto: dove l’avevo lasciato. E non mancava nulla.
Ho sempre pensato che fosse una mania di mia madre, all’epoca dell’università a Roma, quella di custodire il mensile in un piccolo marsupio di pezza cucito sulla maglia in carne. Leggere di queste colorite annotazioni …mi consola. Pensavo che queste cose capitassero soltanto a me.
Fierobianconero, il Camerun giocò contro di noi una partita non così spavalda come contro Perù e Polonia. Ricordo la conferenza stampa del dopo (1-1), i giornalisti francesi erano furibondi con Jean Vincent, il ct francese del Camerun, per non aver attacco come pensavano che avrebbe dovuto fare (e come avevano fatto nelle precedenti sfide). Todos aqui.
Boniek: non ho mai pensato dove tenesse i soldi. Nelle mutande, li tenevo io: una piccola bisaccia, ricamata dalla Nonna Linda in cui mettevo il contante del giornale, e con una cordicella la tenevo proprio lì… All’epoca le carte di credito non erano ancora “popolari”.
@ Beck
Lei era in loco: nessun sentore della combine con il camerun
PS Anche allora boniek si nascondeva i soldi nelle mutande?
Leex, nel 1982 scrivevo per la Gazzetta, ero in Spagna per il Mundial, sì. Seguivo le avversarie dell’Italia. Aneddoti? Tanti. Ma ci vorrebbe un libro. Quello sull’aneddoto polacco, per esempio. Me lo segnalò e quasi regalò Antonio Corbo del Corriere dello Sport, lo segnalai al capo-comitiva, Lodovico Maradei, grandissimo, gli si pagava vitto e alloggio. Traduceva le interviste di Boniek e c. E per questo, erano interviste meno scoppiettanti, visto che poi il giorno dopo Zibì se le faceva tradurre, a sua volta. Dovevo rispettare quello che diceva, dicevano, non colorire… Come facevano gli altri…
Alla fine del girone di Vigo, ci salutammo, io e l’interprete. Improvvisamente, semifinale con la Polonia! Lo recuperai a Barcellona, vitto e alloggio, premio biglietto finale. Boniek era squalificato, peccato. I colleghi degli altri giornali succhiavano le sue traduzioni…
Beck tu nel 1982 dove scrivevi? Eri in Spagna per il mundial? Hai un aneddoto e/o ricordo particolare sulla nazionale da raccontare?
Si sta avvicinando il trentennale del Mundial 1982 (11 luglio, ça va sans dire). Ho letto “1982 / Un’estate, un Mondiale, una promessa di felicità ” di Furio Zara. Scrive per il Corriere dello Sport-Stadio, all’epoca aveva undici anni. E’ un testo snello, non obeso, che acchiappa il prima, il durante e anche il dopo. Ve lo consiglio.
Riccardo Ric, l’ho letto Tre atti e due tempi. Concordo sul banale e scontato.
Tre atti e due tempi- Giorgio Faletti. Ed. Einaudi
Banale, scontato, puro, semplice…ma sì…
Sarò tremendo Massimo….:-))