Che bambola!

Roberto Beccantini20 giugno 2024

Alla traversa di Nico Williams (21 anni, migliore in campo per distacco) mi è venuto in mente Beppe Viola. Il grandissimo Beppe. Quella battuta sul pugile che, pesto, frastornato e sanguinante, chiede al suo secondo: Come vado? Risposta: Se lo ammazzi fai pari.

Ecco: Spagna-Italia non è esistita, se non per le parate di Donnarumma, una mezza occasione di Retegui e le mischie del suggello, quando le furie rosse, ancora incredule di essere avanti di un solo gol, e per giunta di Calafiori, cominciavano a toccarsi gli zebedei, un po’ perché stanchi e un po’ perché sì.

Dal momento che un cenno agli allenatori è obbligatorio per legge, De La Fuente ha asfaltato Spalletti, rimasto alla propaganda delle edicole: la Spagna ha deposto il tiki-taka. Col cavolo: non è più l’unico riferimento, ma resta. E come. Veniamo ai giocatori. I loro: pressing, recuperi feroci, difesa alta, Rodri bussola, Fabian Ruiz sultaneggiante, Pedri a rompere le scatole fra le linee, Cucurella a tutta fascia., Morata nove-civetta. E il portiere, Unai Simon, senza voto.

I nostri: molli, lenti, spesso all’indietro tipo rugby; Di Lorenzo saccheggiato da Nico e poi da Ayoze, un incubo; Jorginho divorato dagli squali; Barella regista d’emergenza; Chiesa né terzino né ala; Scamacca soverchiato, Frattesi e Pellegrini sistematicamente in ritardo alle stazioni. Ricapitolando: lo scarto è una bugia clamorosa. Dal taccuino: 1) cross di Nico Williams, testa di Pedri e prima paratona di Gigio; 2) cross di Morata, sempre dalla fascia dilorenziana, sgrullata di Nico, fuori; 3) azionissima di Yamal (16 anni), lecca di Morata, pugni del portiere; 4) missile di Fabian Ruiz, Donnarumma volante e salvante; 5) da Cucurella a Pedri, mira sballata; 6) cross di Nico, sponda di Morata,
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Spremuta di Croazia

Roberto Beccantini19 giugno 2024

A Stoccarda, Germania-Ungheria 2-0 (Musiala, Gundogan). Tedeschi agli ottavi, in carrozza. Non il luna park del battesimo, ma pur sempre un rodeo divertente. C’era un avversario, stavolta. Non irresistibile. Non proprio a tenuta stagna. Vivo, però, e capace di produrre almeno tre o quattro palle-gol. In generale, più ritmo che algoritmo. Il dribbling di Musiala è il manifesto del «nuovo» Nagelsmann. Per tacere di Gundogan, che Pep trasformò in incursore micidiale. A voler essere pignoli, le marcature preventive (?) non hanno funzionato. Kroos continua a occupare il centrocampo come un professore la cattedra. E Marco Rossi? Tradito, ancora, da Varga e Orban (uffa).

** A Colonia, Scozia-Svizzera 1-1 (McTominay, Shaqiri). Un braccio di ferro. La leggerezza degli elvetici, paghi. La fisicità degli scozzesi, schiumanti. McTominay (sarebbe harakiri di Schaar, ma fa lo stesso) un gigante. Come Gunn. Troppi retropassaggi alla carlona: da uno di questi nasce la perla mancina di Shaqiri. Palo di Hanley. Akanji un muro. E Ndoye: bravo, sì, a patto che regoli la mira.

** Ad Amburgo, Croazia-Albania 2-2 (Laçi, Kramaric, Gjasula autoete, Gjasula). Difese da legare, come i pazzi del proverbio. Sylvinho ordina: partenza a razzo e coltellate trasversali, da destra a sinistra: detto fatto, gol di Laçi. A Dalic manca tutto. Un centravanti. Brozovic. E persino Modric (39 a settembre, sorry). Come in Portogallo-Repubblica Ceca decidono i cambi. Nel male (autogol di Gjasula a rimorchio del pari di Kramaric). E nel bene (Gjasula per la zampata del 95’; Hoxha per le sportellate; Budimir per quel poco di profondità che ha assicurato). Nel momento in cui i croati sembrano padroni, e Modric di nuovo Mozart, costretti dal risultato a uscire dal guscio gli albanesi buttano il cuore oltre l’ostacolo. Cuore che, meritatamente, torna a battere. Tempi duri, per i nipotini di Boban.

San Francisco

Roberto Beccantini18 giugno 2024

Dalla lotteria dei 41 anni di Pepe e dei 39 di Cristiano esce, fatale e letale, il biglietto dei 21 di Francisco Conceiçao. Un cambio, come Pedro Neto, classe 2000, il «servitore». Hranac, esausto e già firmatario dell’autogol, apparecchia la mira al figlio di Sergio. E dal momento che siamo al 92’, Portogallo 2, Repubblica Ceca 1. Perché sì, in vantaggio era andata proprio la squadra di Hasek, con un bel destro di Provod da fuori area.

E bravo Martinez: penso alle staffette, al sacrificio di Leao (un paio di petardi in avvio, poi stop), alle scelte giovani. Se un possesso del 74% non basta, e vai pure sotto, urgono colpi d’ala. O di chiappe. Non che il Portogallo abbia rubato: per carità. Resta però negli occhi quell’infinito e sfinente torello che solo Cierre, alla sua veneranda età, traduceva in fatti: due parate di Stanek (la prima, soprattutto); un gran tacco per Vitinha, murato in extremis; il palo dal quale scaturiva la rete di Diogo Jota (ennesimo panchinaro), tutto cancellato da un offside di ginocchio. Spazio al dibattito: il Marziano rappresenta sempre la soluzione o comincia a essere un problema? Sinceramente: nessuno è insostituibile, ma di alternative fragorose non ne colgo.

E’ mancata, in generale, la magia dell’ultimo passaggio, la scintilla del «dieci»: persino da parte di Bernardo Silva. Il catenaccione della Cechia (un tiro, un gol) ostruiva i valichi, e questo ha trasformato in marmellata il palleggio di Bruno Fernandes e c. Profondità, spalanca le tue braccia, io sono qua…

Morale della notte. Tutte vittoriose, le big, tranne il Belgio. I miei voti (tenendo conto dei rivali): Germania 8; Spagna 7; Francia, Inghilterra, Olanda, Portogallo, Italia 6,5; Belgio 5.

** A Dortmund, Turchia-Georgia 3-1 (Muldur, Mikautadze, Arda Güler). Ammazza l’asilo turco. Arda Güler (febbraio 2005, Ancelotti) spacca la Georgia con un missile di sinistro. Kenan Yildiz (maggio 2005, Allegri)
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