Mira (poco) bleu

Roberto Beccantini17 giugno 2024

Tanto rumore per un autogol. La sventurata zucca di Wober sul crossettino di capitan Mbappé (da destra, da destra…). Riassumere Austria-Francia 0-1 in un episodio potrà sembrare irriverente, e in effetti un po’ lo è, visto il pressing imposto da Rangnick, der professor, e la notte dell’oratore Mbappé: due reti divorate, la prima complice Pentz, la seconda senza se e senza ma. Più il naso rotto e il giallo per l’infantile teatrino degli sgoccioli.

Maschia e in perenne equilibrio, l’ordalia di Dusseldorf. Che poi detto equilibrio sia stato determinato, soprattutto, dalla mira poco bleu dei vice campioni del Mondo e dai rari tiri degli avversari (di rilievo, solo quello di Baumgartner, su assist di Sabitzer, sventato da Maignan), questa è un’altra storia. Che appartiene all’anima randagia del calcio.

I migliori: l’arabo Kanté e la rive gauche di Theo. Da Rabiot, modica quantità e una super palla a Kylian. Da Thuram, arrosto nei dribbling e fumo nel resto. Si è giocato per 100 minuti a gran ritmo. Beati loro.

** A Francoforte, Belgio-Slovacchia 0-1 (Schranz). Calzona batte Tedesco nel derby calabro. Risolve Schranz, in avvio. Slovacchi, tosti, al guinzaglio di Lobotka. Belgi, le solite cicale. Doku e De Bruyne ci provano ma trovano un muro semovente. Lukaku? Un romanzo: sprecone e iellato. Si mangia almeno un paio di gol e due glieli sfila il Var, per un fuorigioco di mezza spalla e un braccino di Openda. Nel Novecento sarebbe finita 2-1 per i rossi. Dura lex, sed lex.

** A Monaco, Romania-Ucraina 3-0 (Stanciu, Razvan Marin, Dragus). Pronostico cicccato, in pieno. Per giocare, gli ucraini giocano: ma sotto porta, fantasmi. I romeni non hanno fretta. Sono rapidi, però. E Lunin, impeccabile al Real, li imbocca: una «distruzione dal basso» arma lo splendido destro del talentuoso Stanciu; poi va giù di pancia su una telefonata dell’empolese Marin.
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Leoncini

Roberto Beccantini16 giugno 2024

Lo stacco imperiale di Bellingham sul cross di Bukayo Saka ha deciso Inghilterra-Serbia 1-0 a Gelsenkirchen. Era il 13’. Partita rognosa e a tratti noiosa, con i leoncini del tiepido Southgate a farla (per un po’, almeno) e gli avversari a subirla. Una scultura, il gol, non una pittura. Attorno, una traversa e un salvataggio di Kane, Alexander-Arnold centrocampista uhm, Foden giù e, nella ripresa, un grappolo di campanili, un pugno di pallacce da piramide di Cambridge. Stojkovic li ha rispettati fin troppo, i maestri. Tadic era da mettere subito. Una torcia. L’unica. Milinkovic-Savic e Mitrovic poca roba, Vlahovic un tiro e un mare di sponde ciccate. Kostic svagato e (ma va?) infortunato.

Sono sincero: mi aspettavo qualcosina di più, anche da Rice, comunque il più lucido. Era il debutto, e i debutti sono imboscate. E’ stata tutt’altro che una battaglia: due ammoniti, entrambi serbi, e un Orsato in scioltezza.

** A Stoccarda, Slovenia-Danimarca 1-1 (Eriksen, Janza). Non si può non tornare al 12 giugno di tre anni fa, a Danimarca-Finlandia di Copenaghen, al cuore matto di Eriksen, più morto che vivo e poi, per fortuna, più vivo che morto. Proprio lui, l’hombre del destino e del partido. Non è bastato, ma entra di diritto nel novero delle emozioni. Giusta, alla fine, la carambola della ditta Janza-Hjulmand. Più Sesko (un palo) che Hojlund. Danesi in cattedra per un’oretta, poi sloveni in versione «arrivano i nostri». E’ il primo pareggio.

** Ad Amburgo, Polonia-Olanda 1-2 (Buksa, Gakpo, Weghorst). Non esattamente calcio totale, ma sempre calcio. E comunque, più generoso dei «senzaLewa». L’ha risolta una riserva, Weghorst, a conferma del peso delle panchine. Le parate di Szczesny hanno congelato il verdetto fino all’83’. In vantaggio, era andata la Polska. Come l’Albania. Lunga è la strada per Tipperary.

Dalla frittata al digestivo

Roberto Beccantini15 giugno 2024

Dalla frittata al digestivo, subito, senza portate intermedie: 2-1 all’Albania. In una Dortmund «Tiraneggiante», l’Europeo dell’Italia comincia così. Ventitré secondi e da una rimessa choc di Dimarco sboccia il gol di Bajrami (gran tiro, però). I belli addormentati nel bosco. Spalletti, impietrito, dà la sveglia. La reazione è tecnica, non solo nervosa. All’11’, da un angolo, Pellegrini pennella per Bastoni, testa e aggancio. Al 16’, volée di Barella e sorpasso.

Ecco: la partita diventa nostra, anche perché noi siamo noni, nella classifica Fifa, e loro sessantaseiesimi. Dominio totale: esterni larghi (e Chiesa assatanato nel dribbling), recupero-palla alto e rapido, cambi di fronte e ruoli fluidi, Di Lorenzo ora qua ora là, Pellegrini un po’ avanti e un po’ indietro. Frattesi timbra un palo, Strakosha salva su Scamacca. L’Albania è molto italiana e italianista, nel senso che difende ai limite del proprio fortino, zero pressing, zero transizioni.

Il possesso degli azzurri giustificherebbe più tigna in zona gol da parte di Scamacca e Frattesi, un difetto che ci accompagna da lustri. Broja, lui, si ciba degli avanzi degli avanzi, Asllani e c. deaumbulano come turisti al Louvre: troppo da vedere, e troppo poco tempo. Nella ripresa, la zoppia di Chiesa e il calo di Barella, sin lì i più frizzanti, spengono i nostri falò. I cambi dell’Abate sono conservativi; quelli di Sylvinho, in compenso, sanno tanto di o la va o la spacca. E quasi quasi, agli sgoccioli, Manaj, sfuggito al corpo a corpo di Calafiori (postivo, comunque), non ci porta il conto da pagare. Donnarumma, di spalla, rimedia in extremis.

Morale. Era la prima, e le prime sono sempre insidiose. Teniamoci il risultato. Con un’avvertenza: bisogna chiuderle, le pratiche. E un’altra: il lancio verticale non è reato.


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