Sangue rojo, altro che bleu

Roberto Beccantini9 luglio 2024

Adieu al corto muso. Adieu France. L’Europa applaude la Spagna, sei partite sei vittorie. Il gol di Lamine Yamal, 17 anni sabato, appartiene alla bellezza del calcio, alla sua anima selvaggia ed eversiva. Te lo do io lo schema: passeggiatina al limite, con Rabiot a fargli da domestico, dalla qua dalla là: col cavolo, e poi sinistro a giro, da 25 metri, con Maignan che è ancora lì che vola. E, subito a ruota, il numero di Dani Olmo, tra controllo, palleggio e diagonale, con Koundé «caduto alla difesa ultima vana» (non gioca portiere, Saba mi perdonerà). Nel Novecento sarebbe stato autogol, ma ubi maior.

Il tutto, in quattro minuti: dal 21’ al 25’. In vantaggio erano andati i bleu. Al 9’: cross di Mbappé, testa di Kolo Muani. Un fuoco di paglia? Solo paglia. Ha tradito la rive gauche, stavolta. Theo, il capitano (via la maschera) e un po’ Rabiot. In fase difensiva e al momento del tiro (Theo, Kylian nella ripresa). Mancava, alle Furie, mezza difesa: Carvajal e Le Normand, squalificati. Dentro Jesus Navas (38 anni), Nacho y vamos. Che rumba, a centrocampo. E’ lì che, al di là degli episodi, la trama ha «scelto». Su Rodri, poco da aggiungere: un radar con i muscoli. Su Fabian Ruiz, molto: mai visto così brillante, così totale.

I vice re del Mondo erano i miei favoriti. Morale: una rete su azione, una sola, in sei gare. E se Cristiano ha fallito a 39, Mbappé ne ha 25. Ha patito, Deschamps, l’assenza di un centravanti: un nove vero. Come era Benzema. Come, evidentemente, non poteva essere Giroud. Come non sono Kolo Muani, squillo a parte, e Thuram. I cambi gli hanno dato i dribbling di Barcola, non il Griezmann che sarebbe servito. In carica dal 2012, penso che Didier abbia chiuso: campione del Mondo nel 2018, vice campione d’Europa nel 2016 e vice campione del Mondo nel 2022.
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I (troppo) pazienti inglesi

Roberto Beccantini6 luglio 2024

In un Europeo che ha votato la noia di gruppo e scaricato la fantasia dei singoli, tranne rare eccezioni, Olanda-Turchia 2-1 è stata un romanzo. Per un tempo, meglio i montelliani, a segno con Akaydin, di testa, complice il portiere; alla lunga, con i chili di Weghorst a occupare l’area, batavi più duttili, più duri. Sino ai 6’ «riveriani» che hanno capovolto Berlino: 70’, capocciata di De Vrij (da una palombella di Depay); 76’, carambola Muldur-Gakpo su tranciante di Dumfries. Mancava, ai turchi, Demiral squalificato per corna politically «scorrect» (mah). Non hanno mai mollato. Avrebbero potuto recuperare il risultato nella coda, se Van de Ven e Verbruggen non avessero opposto corpo, cuore e molto altro.

Hard rock, il duello Kadioglu-Dumfries (straripante). Di alta categoria Arda Guler (l’assist del gol, un palo su punizione); efficaci le geometrie di Çalhanoglu; più cornice che quadro, Yildiz (un gran destro, sì, ma pure una pericolosa latitanza su De Vrij); Yilmaz, un ossesso capace di torturare Van Dijk. Della Turchia mi ha colpito la «normalità» del coraggio e della disciplina. L’aeroplanino che i giornali non citavano da lustri, può andarne fiero.

E gli orange? Spesso a rimorchio, capaci però di domare i limiti e sfruttare i momenti. Fragili dietro, a cavallo nelle transizioni. Una squadra ambigua: e, come tale, di non semplice traduzione. Ronald Koeman ha scongelato Zirkzee, addirittura. Inutile cercare tracce del passato. Cruijff e Van Basten potrebbero querelare.

** A Dusseldorf, Inghilterra-Svizzera 1-1 dts (Embolo, Bukayo Saka). I rigori, ancora. L’archivio dell’England è zeppo di rimpianti, di rimorsi. Non stavolta. Cinque su cinque, con la paratona di Pickford su Akanji e il suggello di Alexander-Arnold. Serve un vincitore, comunque e dovunque. Le hanno provate tutte, dal golden al silver goal.
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Franza o Spagna purché se magna

Roberto Beccantini6 luglio 2024

Sic transit rigor mundi. Diogo Costa: dal tre su tre con la Slovenia allo zero su cinque con la Francia. L’ultimo, di Theo Hernandez. Decide, così, il palo di Joao Felix. Era finita 0-0, ad Amburgo, con un paio di parate di Maignan, un paio di occasioni dei bleu e un paio di sgorbi di Leao e Cierre. Sarà 5-3 per l’archivio. Peggiori in campo, Cristiano Ronaldo (39 anni) e Kylian Mbappé (25). Un museo chiuso che ormai apre solo per i penalty: e difatti il suo lo ha realizzato. Un lampo che la maschera ha ridotto a nuvola bigia. Deschamps lo ha sostituito, addirittura: e Barcola, dal dischetto, gol come se niente fosse. Coraggio o non coraggio, una mossa, un’idea.

Non è stata una notte memorabile. Tutt’altro. Dalle scaramucce introduttive agli extratime. Dembélé e Francisco Conceiçao un po’ di polvere l’hanno alzata, vero, ma il rispetto era presto diventato paura; e la paura, palleggio portoghese e contropiede francese. Dopo cinque gare, i vice re del Mondo devono ancora segnarne uno su azione, fermi come sono a 2 autogol (Austria, Belgio) e al rigore «polacco». Allons enfant du museau court. Martinez, lui, ha stappato, per un tempo, il miglior Leao del torneo, ma dimenticato colpevolmente Diogo Jota (e pure Gonçalo Ramos). Lo so che sostituire un Marziano non è facile, ma già con la Georgia non provare un piano B fu un errore.

** A Stoccarda, Spagna-Germania 2-1 dts (Dani Olmo, Wirtz, Merino). Che partita. Non bella, soprattutto nel primo tempo, ma poi croccante, guerriera, sempre sul filo di equilibri audaci, sottili, sporchi. I rigori sarebbero stati sentenza più equa, ma il calcio non è scienza, è gol. Dani Olmo, autore della rete che aveva spaccato lo zero, di destro, su tocco di Yamal, ha pennellato un cross per il mago Merino, la cui torsione, ronaldesca, ha travolto e stravolto la trama. Era il 119’. Poco dopo, incornata di Fullkrug,
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