Le mie percentuali

Roberto Beccantini11 dicembre 2017

Premesso che si torna in campo a metà febbraio – fra due mesi, dunque, e dopo il mercato di gennaio – e tra due mesi non è detto che le situazioni e le condizioni combacino con il panorama attuale, ecco le mie percentuali sui sorteggi delle coppe europee.

** Champions League, ottavi di finale:

Juventus 55% Tottenham 45%

Basilea 20% Manchester City 80%

Porto 45% Liverpool 55%

Siviglia 40% Manchester United 60%

Real Madrid 55% Paris Saint-Germain 45%

Shakhtar Donetsk 50% Roma 50%

Chelsea 45% Barcellona 55%

Bayern 70% Besiktas 30%

** Europa League, sedicesimi di finale (solo le partite delle squadre italiane):

Borussia Dortmund 55%-Atalanta 45%

Napoli 55%-Lipsia 45%

Steaua Bucarest 40% Lazio 60%

Ludogorets 30% Milan 70%

Le vostre percentuali?

La rosa che non colsi

Roberto Beccantini9 dicembre 2017

Prendete lo zero a uno di Napoli-Juventus e rovesciatelo. Avrete, più o meno, lo zero a zero di Juventus-Inter. D’accordo, al San Paolo parò più Reina, il portiere della squadra che attaccò, mentre allo Stadium ha parato di più Handanovic, il portiere della squadra che ha fatto catenaccio (nella ripresa). Metteteci anche la traversa di Mandzukic e il senza voto di Szczesny, dettagli che contribuiscono a gonfiare il partito di quelli che ai punti avrebbe vinto la Juventus. Come no.

Resta la morale di una partita bruttarella ma chiara. Allegri ha cercato di vincerla a modo suo, dimenticando a lungo Dybala in panca (e Douglas Costa, sempre). C’è però qualche fanatico che continua a paragonarlo a Messi e Cristiano Ronaldo e allora, quasi quasi, mi viene da parteggiare per il mister. Se mai, non ho capito l’uscita di Pjanic: fin lì uno dei più lucidi.

Spalletti, lui, ha juventinizzato l’Inter. Un ventello a testa alta e poi, piano piano, indietro tutta. Quante volte, in passato, Madama giocava, pareggiava o vinceva così, difesa bloccata, centrocampo fitto, contropiede (alla buon’ora)? Si chiama, in gergo, «prova di maturità».

I peggiori sono stati quelli che consideravamo i migliori: Icardi, Higuain, Perisic, Candreva e gli spiccioli di Dybala. Quando con la miglior difesa imbottigli il miglior attacco, è molto probabile che ciò avvenga perché hai disarmato il centravanti avversario, a costo di abbandonare il tuo. La Juventus, in campionato, segnava da 44 partite. Lo schema di riferimento è stato lancio di Pjanic per Cuadrado, cross di Cuadrado per Mandzukic. Non è bastato.

Il mio pronostico era 1-1. Ci sono andato vicino (ma non Vecino: sa e può far meglio). Spalletti ha ottenuto quello che voleva. Allegri, quasi: la rosa più guarnita non ha fatto la differenza.

Contrordine

Roberto Beccantini6 dicembre 2017

Quando diventi ostaggio dell’ultimo giro di roulette, e ti fai rimontare addirittura da un Feyenoord in dieci e a zero punti, hai voglia, caro Napoli, di tirare in ballo il 2-1 dello Shakhtar al City di Guardiola. Tre trasferte, tre sconfitte: passano, agli ottavi di Champions, le squadre più meritevoli.

Credo che fatale rimanga la prima in Ucraina, persa 2-1, con Mertens in panchina. Un segnale di Sarri, pericoloso ma chiaro: precedenza al campionato. La santità non è di questa terra, il Pep era già straqualificato e domenica ha il derby con Mourinho. Il Napoli, subito in vantaggio con Zielinski e sprecone con Mertens, è finito al gol di Bernard. Molle, lezioso, rassegnato.

Dalla Juventus al Feyenoord: tempi duri. D’accordo, mancava la catena di sinistra (Ghoulam-Insigne) e mancava anche Milik. Punto. Procedere nella caccia alle attenuanti sarebbe fare il male del Napoli, che resta secondo in campionato e potrà giocarsi carte preziose in Europa League, sempre che ne abbia voglia.

Mertens è sgonfio, i tagli per Callejon, stanco, non pagano più. E fra calci piazzati e mal di testa continua a tirare una gran brutta aria. Non sono pochi i lettori che rimproverano a Sarri, del quale pure apprezzano il coraggio delle idee, un certo qual fanatismo tattico. Sul 2-2 con il City al San Paolo, per esempio, non sarebbe stato più opportuno difendere il pari invece di armare il contropiede di Aguero? Forse. Sarri sa giocare solo in quel modo, così come Allegri sa giocare in un sacco di modi, tanto che, a volte, non si capisce bene in quale modo giochi: per i suoi devoti, una virtù; per i suoi detrattori, un difetto.

L’ideale sarebbe, l’ho già scritto, un po’ di Sarri in Allegri e un po’ di Allegri in Sarri. Ma non si può. Per fortuna o per sfortuna? Per fortuna. La perfezione, o la sua caricatura, spegne i dibattiti, cancella il livore, scatena la noia. Non sia mai.