Ma sì, un po’ di movida

Roberto Beccantini5 maggio 2024

Una partita, se non altro. Non di livello eccelso, ma croccante, con occasioni che scoppiavano come petardi. Per vincere, oggi più di ieri, bisogna rischiare di perdere. Aspettare sulla riva del Piave non paga più, a meno di non disporre di battaglioni micidiali. L’1-1 fotografa le emozioni della notte, e tutto sommato ne è sintesi corretta.

Veniva, la Roma, dalla euro-sventola di Xabi. Cinque cambi, De Rossi, e una mossa, Dybala e Baldanzi insieme, che ha propiziato il gol di Lukaku, complice un assist sghembo di Gatti. La cucina di Allegri offriva il solito menu. Migliori in campo, Svilar e Chiesa. Traversa di Kristensen all’inizio, palo dell’ex viola in avvio di ripresa. Federico: tarantolato, ben oltre le fasce suggerite o suggeritegli. Suo, fra parentesi, il cross del pari di Bremer, autore di una incornata ronaldiana.

In tavola, per una volta, arrosto e non solo fumo. Per la Magica, Pellegrini deviato, Kristensen murato da Danilo e, agli sgoccioli, Abraham da Szczesny. Sul fronte opposto: che riflessi, Svilar, su Chiesa, Locatelli e Kean. Le staffette hanno offerto benzina preziosa a Ddr. Al posto di Allegri, mi sarei tenuto stretto Chiesa: l’agenda, a essere sinceri, non mi sembra un cappio al collo; e neppure ai garretti. In compenso, Vlahovic zero.

I duellanti si sono passati la trama come un tizzone, e anche per questo non ci si è annoiati. Gli errori di tocco e di filosofia, quelli, erano ineluttabili. Madama, più fresca, avrebbe dovuto azzannare di più polpacci ed episodi. Ma dopo il 27 gennaio è cambiato il suo «mondo». Di punticino in punticino, si avvicina la zona Champions. Più complicato il sentiero della Lupa, con la Joya di nuovo in bilico.

Le ultime righe sono per César Luis Menotti. Per i motivi che sappiamo, grande non fu il Mondiale che vinse nel 1978, nel sangue del suo popolo. Grande fu lui.

.

A naso

Roberto Beccantini4 maggio 2024

Sassuolo-Inter 1-0: a naso, uno scherzo di Carnevali…

Rimontine

Roberto Beccantini30 aprile 2024

Rimonte di Champions. Era l’andata delle semifinali: Bayern-Real da 0-1 a 2-1 a 2-2. Capita, fra squadre che non muoiono mai. La partita è stata tattica e mossa a seconda delle fasi, delle esigenze: e dei gusti, ma sì. Per una ventina di minuti, catenaccio del Carletto. Dicono «bloque bajo», a Madrid: contenti loro. Lunin salva su Sané, gli opliti spingono. Naturalmente, segnano i Blancos. Kroos indovina un passaggio che coinvolge lo spazio, l’errore di Kim, il movimento di Vinicius. A Coverciano tutti in piedi.

Il Bayern ha il centravanti, Kane. Il Real no: supplisce con l’agilità di Rodrygo e Vinicius. Anche per questo, o contropiede o avanzamento coatto dei reparti, con relativi rischi di coltellate alla schiena. Difatti. Alla ripresa, Tuchel toglie Goretzka, sguinzaglia Guerreiro (a sinistra) e sposta Sané a destra. Bellingham gigioneggia, potrebbe raddoppiare Kroos, ma nel giro di 3’ scoppia la rivoluzione: il pari nasce da un’iniziativa di Laimer, osso perpetuo, e trova in Sané la lecca che serve. Poi Muller smarca Musiala. Il cucciolo, in crescita, costringe Lucas Vazquez, che terzino non è, a un rigore «muy claro», trasformato da Hurrikane.

«Muy claro» è anche il penalty che Kim, disastroso rimpiazzo di De Ligt, commette su Rodrygo, palla c’è-palla non c’è. Tocca a Vinicius: non si può dire che gli scappi il bisturi. Gli era scivolato poco prima: smarcato da Modric, badante di Kroos, e murato dal corpaccione di Neuer.

Guizzo di Gnabry a parte, la coda declina sazia, gli uni aggrappati agli altri. Si decide al Bernabeu. Confermo il mio 55% pro Madrid, ma il Bayern fra casa e trasferta macina sempre. Carlitos se lo legò al dito, l’esonero. Ignaro di un vecchio detto: quando le cose vanno bene, il figlio e il genero dell’allenatore sono il vice e il nutrizionista. Quando vanno male, il vice e il nutrizionista «ritornano» il figlio e il genero dell’allenatore. Non solo da noi. Anche in Baviera.