Vanno avanti quelli di Fort Talamo, le luci rosse di Del Bosque, i peccatori della vigilia. Hanno vinto per un rigore che Bonucci, e non il destino, ha calciato al diavolo, sei su sette contro sette su sette. L’Italia dei chierichetti è caduta in piedi dopo aver sprecato abbastanza nel primo tempo e aver rischiato una volta, una sola, fino ai supplementari. I pali di Giaccherini e di Xavi hanno mescolato gli estremi della nostra spedizione: di qua, il decisionismo del fante; di là , l’indecisionismo del capitano.
Prandelli-Stramaccioni, un modulo a partita, aveva scelto, per l’occasione, la difesa a tre. Well done, direbbero gli inglesi. Ben fatto. Inoltre: blocco Juve contro blocco Barcellona, torello noi e torello loro, una barba che non vi dico; e i pochi lampi, più nostri che loro (ma dal 90′ in poi, più loro che nostri).
Che bravo, De Rossi: sia al fianco di Pirlo, sia centrale al posto di Barzagli. E poi Candreva, Marchisio, Maggio, l’attaccante più pericoloso. Maggio, già : terzino «a quattro», un sassolino nella scarpa; esterno «a tre», una fionda. Voce dal popolo: con Balotelli avremmo vinto. Calma: Gilardino si è fatto un mazzo così, ha favorito incursioni ed escursioni, non so se Mario, dall’alto delle sue lune, avrebbe offerto le stesse sponde, la stessa profondità .
Ci manca, questo sì, un uomo d’area. Quello che era Gilardino, quello che potrà diventare Balotelli. E’ scomparso El Shaarawy, al quale il ct ha preferito addirittura i coriandoli di Giovinco. Lo schema a tre ha distribuito sicurezza, Xavi, Busquets, lo stesso Iniesta hanno girato in folle. Del Bosque ha ricavato da Jesus Nava, Mata e Javi Martinez (centravanti d’emergenza) più di quanto Prandelli abbia «estratto» dai suoi cambi.
Non una partita memorabile. Ritmi bassi, emozioni stitiche. E una Spagna che sembrava appena alzatasi dal letto. Sul serio.