Il solito problema

Roberto Beccantini7 novembre 2012

Il problema è sempre quello: si può far strada, in campionato e in Europa, se i centrocampisti devono occuparsi di tutto? La scorsa stagione, la Juventus si aggiudicò lo scudetto con Matri, miglior cannoniere, fermo a dieci gol. La partita con il Nordsjaelland contava, esclusivamente, per misurare la reazione dopo la sconfitta con l’Inter. La reazione c’è stata, favorita dagli strilli di Conte e dalla modestia degli avversari. Il pareggio di Copenaghen resterà nella storia come un clamoroso – e censurabile – fuori programma: l’uomo che morde il cane.

I danesi hanno applicato un catenaccio vecchia maniera (vecchia per modo di dire: vecchissima): anche il Pescara, sabato, si chiuderà a chiave, che discorsi, ma di sicuro cercherà di farsi vivo dalle parti di Buffon. Piano, dunque, con i titoloni. Tutto va filtrato, tutto va mediato, a cominciare dall’aggressività recuperata per finire ai progressi di Isla.

Marchisio, Vidal: non solo i gol, anche le occasioni più ghiotte. Come a Udine (sul 2-0) e con la Roma (sul 3-1), Giovinco ha fatto centro a risultato già in ghiaccio (sul 2-0, ancora). Un conto è andare al tiro sereno, un conto andarci con la partita addosso. A 25 anni, bisogna saper maneggiare emozioni e tensioni. Sempre che si voglia valicare il muro della normalità. Lo stesso discorso vale per Matri: più è solo, più si complica la vita. Quagliarella, lui, è più freddo.

La partita è durata una mezz’ora scarsa; nella ripresa, pura accademia. Veniva, la Juventus, da nove pareggi tra Europa League e Champions. A Donetsk, per la cronaca, il Nordsjaelland aveva perso 2-0. La vittoria del Chelsea a spese dello Shakhtar, firmata da Moses al 93’, accentua la confusione ma non sposta i termini dell’impresa: con Chelsea in casa e Shakhtar in trasferta saranno due spareggi. Alla Juventus, servono quattro punti. Troppi? Tanti.

Il fattore Milito

Roberto Beccantini3 novembre 2012

Complimenti all’Inter. Non era facile resistere a due macigni come il gol di Vidal con Asamoah in fuorigioco e la mancata espulsione di Lichtsteiner. Poi Tagliavento, pessimo, ha cambiato metro, perdonando qualcosa a Cambiasso e Juan Jesus, ma i buoi erano già scappati. Non perdeva, la Juventus, da 49 partite. Stramaccioni l’ha rosolata con il tridente, e questo rende onore al suo coraggio A turno, Palacio e Milito hanno limitato Pirlo: merito degli avversari, se non è stata la solita Juventus.

Per carità, i campioni avrebbero potuto raddoppiare con Marchisio, e non è che, nel primo tempo, abbiano prodotto meno occasioni degli avversari. Anzi. C’è un però, e riguarda il centrocampo: non può fare sempre miracoli, non può sempre sostituirsi alle punte. La squadra con i migliori attaccanti ha rimontato e battuto la squadra con il miglior gioco (non stavolta). Credo che in testa alla classifica cambi poco – e comunque dipenderà dalla reazione dei bianconeri – anche se l’Inter, che continua ad aggiudicarsi tutte le trasferte, già sei su sei, si è portata a meno uno. Né va sottovalutato l’infortunio di Vucinic: altra musica, con Bendtner. Lo stadio ha applaudito la Juventus: era il minimo, dopo quel popo’ di arrampicata.

L’Inter cresce. Dal ko casalingo con il Siena, Stramaccioni ha studiato se e come impiegare il tridente; e, soprattutto, ha trovato la formula: sette più tre. Il problema della Juventus è anche, paradossalmente, Pogba: Conte ne avrebbe bisogno in attacco, non in mezzo, dove ha già Pirlo, Marchisio e Vidal. Giovinco, lui, non riesce a incidere.

Tra episodi e dintorni, la prima sconfitta non si scorda mai. Ribadisco, con Milito al posto di uno a caso degli attaccanti in rosa, la Juventus avrebbe già in pugno lo scudetto. Viceversa, resta favorita ma dovrà sudarselo.

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Più punti che con Capello

Roberto Beccantini31 ottobre 2012

Ammettiamo che fosse finita 1-1. Avrei scritto la stessa analisi. Certo, il massiccio turnover e l’errore di De Ceglie (ma anche la prodezza balistica di Taider). Momenti di calo: si gioca ogni tre giorni. Tutto ciò premesso, cosa sarebbe la Juventus, «questa» Juventus, con un attaccante alla Diego Milito?

Non è perfetta, la squadra di Conte, ma gioca sempre. Sempre. Quarantanove partite senza sconfitte, ventotto punti in dieci gare, uno in più dell’era Capello. Il Bologna ci ha messo grandi bende e qualche puntura. Un avversario cinico l’avrebbe sbranato già nel primo tempo. Cinica, la Juve lo è stata col Napoli. E stop. Le tracce che lascia Paul Pogba, classe 1993, sono del predestinato. Un gol al Napoli, un palo e la rete-vittoria con il Bologna; per tacere del palleggio e della visione di gioco. Marchisio e Vidal non sono più «soli». Caso Giovinco: senza l’assist al francese, l’avrei rincorso anch’io.

La Juventus tiene; l’Inter, all’ottava vittoria di fila, Europa inclusa, scavalca il Napoli. Neppure Stramaccioni ha passeggiato con la Sampdoria. Mi dicono che Ferrara abbia molto inveito contro il rosso a Costa e la dormita dell’assistente sul fuorigioco di Nagatomo, all’origine del terzo gol.

Sabato, Juventus-Inter. Conte ha sempre vinto in casa; Stramaccioni, sempre in trasferta. La Juve ha più gioco; l’Inter, più attaccanti (non come numero, beninteso). A proposito: Bendtner, lui, non è che abbia trasfigurato il reparto. Pick and roll, ma in area c’è e non c’è, Amleto di riporto.

La Freccia (giallo)Rossa che si ferma a Parma per far scendere la Roma racconta il Paese meglio di qualsiasi trattato. Non è bastato a farla vincere, ci riproveranno con Italo. Ennesima rimonta subìta. Miglior attacco (ex-aequo con la Juventus), peggior difesa: e poi dicono che Zeman è cambiato.