Oh Signur!

Roberto Beccantini6 gennaio 2024

La Befana ha cambiato orari: vien anche di (mezzo) giorno, non solo di notte. Sono segnali. Non i primi. La sgomitata di Bastoni a Duda, che Fabbri e l’addetto al video non colgono, a monte del tap-in di Frattesi, chiappe alla balaustra (addirittura: esagerato). Siamo al 93’. Errore grossolano. Il rigore varista (di Darmian su Magnani) che scaccia i fantasmi del «gomblotto» e Henry, al 100’, calcia sul palo e Folorunsho, di testa, ribatte fuori (dopo il rosso protestatario a Lazovic). E così Inter-Verona 2-1, Inzaghino campione d’inverno. Sul cornicione dell’uno pari ci si era arrampicati attraverso i gol di Lau-Toro (il 16°, al rientro) e di Henry, entrato al posto di Djuric.

La capolista molto aveva attaccato e molto sprecato, ma anche gli avversari, consci dei propri limiti, non si erano mai chiusi a chiave. Anzi. Dai cambi, Inzaghino ha ricavato la vivezza di Dimarco e Frattesi; Baroni – sino, almeno, all’attimo del penalty – le ante del traliccio francese. Già a Marassi, con il Genoa, l’Inter non era sembrata irresistibile. Nell’attaccare, è un po’ disordinata. Lascia varchi. Che, se non suggelli il gruzzolo, possono diventare praterie e costringerti alla riffa del destino.

Dicono: Duda ha accentuato. Può essere. Ma la simulazione (palese) di Faraoni mica fece «rivivere» il secondo dei gol realizzati da Kean contro l’Hellas. Alla Nasa di Lissone c’era Nasca, lo stesso di San Siro. Che, dopo aver dormito su Bastoni, ha suggerito il dischetto a Fabbri. Che era il Var di Marassi, in Genoa-Juventus, e non corresse le distrazioni di Massa sul braccio di Bani. Massa che al Maradona, in Napoli-Inter, eccetera eccetera. Senza dimenticare, cito dai pizzini della «Gazzetta», la spinta di Bisseck, sulla rete di Arnautovic, in Genoa-Inter. Ma allora, perbacco, il pugno di Gatti a Djuric passato in cavalleria, Di Bello, Fourneau e Nasca (toh) in Juventus-Bologna e «quelli» di Lecce-Milan. E i mani-comi, e gli offside scemi-automatici, e le preventive di Mourinho.
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Lady di ferro

Roberto Beccantini30 dicembre 2023

Quando due risultatisti feroci come Max e Mou banchettano sulla carcassa di Juventus-Roma, ne escono morsi lenti, ruggiti smorzati, occhiate furtive. L’ha decisa, in avvio di ripresa, un gol di Rabiot, smarcato da Vlahovic, il serbo della Goeba, molto più utile – almeno stavolta – di Lukaku, cancellato da Bremer.

Il Vate aveva piazzato Dybala – ah, Paulino – a destra, proprio nella zona del francese. Un mismatch ambiguo, insidioso, che la zampata di Adrien ha rovesciato d’improvviso. Il palo di Cristante, allo sparo dello starter, era stato un fiammifero in una pozzanghera. Le «parate» più significative le realizzavano Mancini, murando Vlahovic, scivolato via a Llorente, e N’Dicka, che intercettava una sventola di Kostic a portiere battuto. Sul fronte opposto, fraseggio attorno a Peredes, un esterno sinistro del piccolo Sivori a fil di montante, i lanci per Lukaku. Sul piano della manovra, nulla di trascendentale. Weah al posto di Cambiaso riceveva da McKennie piccozze generose. Gli sprazzi di Yildiz (classe 2005, mai dimenticarlo) costituivano lampadine nel grigio.

Insomma: le squadre si aspettavano ai varchi, intasandoli. Né botte né botti, almeno per un tempo, con i duellanti che rendevano l’ordalia molto italiana e italianista. Il banco è saltato al 47’. Da quel momento in poi, Madama ha tirato giù la saracinesca e lasciato gli avversari pascolare al limite della propria bottega. Allegri inseriva Chiesa (prezioso), Mourinho ricorreva al suo arsenale, Pellegrini, El Shaarawy, Azmoun. Il possesso palla si gonfiava come la rana della favola ma, per dirla con Mou, «zeru tiri» (seri, intendo). Anzi: l’unica occasione capitava in contropiede a McKennie, la solita damigiana di tremendismo, su blitz di Chiesa: rimediava Rui Patricio, in extremis. E così, alla fine, ennesimo inno al corto muso. Con l’Inter a due punti e il calendario che svolta, sul serio. Buon anno a todos.

Natale, eccoci

Roberto Beccantini25 dicembre 2023

Gentili Pazienti, buon giorno, buon lunedì e buon Natale. Sono ormai dodici anni che la Clinica vi ospita. Era il 27 aprile del 2011, quando la aprii e la consegnai alle vostre esigenze, alle vostre emergenze, ai vostri passamontagna. Pensate: allora, si diceva ancora «sinistra» e «sinistro»; oggi, soltanto e rigorosamente, «mancino». Antonio Cabrini tirava di sinistro sarebbe, nel 2023, Antonio Cabrini ha tirato di mancino. In televisione, alla radio: è tutta una mancineria. Che c’entri il Berlusconismo «in sé o in me», alla Giorgio Gaber? Boh. L’ho chiesto a Babbo Natale.

Bando alle bande. Vi dedico un brano che ho ricavato da «N» di Ernesto Ferrero:

«Sento il desiderio – la necessità – di un viaggio per mare: affrontare lo schiaffo del vento, sentire con la pancia il rimbombo delle ondate nella chiglia. Lottare con qualcosa che non sia umano. Forse le battaglie sono questo: una scorciatoia. Decidere il proprio destino in un colpo di dadi. L’attimo in cui i dadi stanno ancora rotolando dev’essere il piacere che fa girare il mondo».

E un altro tratto da «Legacy» di James Kerr:

«Tino Best, il più veloce lanciatore di cricket della Indie occidentali, lo dimostra invece attraverso la sua segreteria telefonica, il cui messaggio recita: «Sono Tino Best, il lanciatore più veloce del mondo. Ora non posso rispondere, ma ti richiamerò non appena avrò finito di allenarmi per diventare più veloce». Non mi direte che invidiate chi risponde al primo squillo (ce ne sono, ce ne sono)?

Buon Natale, di cuore, a tutti voi e a tutte le vostre famiglie.

Che sarà, sarà.