Quando una voce ci lascia, chissà perché verrebbe voglia di urlare. Bruno Pizzul avrebbe compiuto 87 anni l’8 marzo, il giorno delle mimose. Era nato a Udine, viveva a Cormons, è morto a Gorizia, laureato in giurisprudenza e senza patente, la moglie Maria detta «Tigre» che ne marcava stretto le nuvole di fumo, i tre figli, gli undici nipoti, una carriera piena.
Avendo giocato a calcio – mediano di Catania, Ischia e Udinese, prima che un grave infortunio a un ginocchio gli spezzasse i sogni – non aveva bisogno di invaderlo per raccontarlo. E così fece. E così fu.
Entrò in Rai, per concorso, nel 1969. Battesimo, uno spareggio di Coppa Italia tra Juventus e Bologna nell’aprile del 1970. Arrivò che si era già al 16’ (ma per fortuna, sarebbe andata in differita): si narra, per un pranzo con Beppe Viola, che lo definiva «la persona più buona del mondo». Giovani del Web, in piedi: Bruno era colto e misurato, attributi oggi in disuso, e ha accompagnato la Nazionale dal 1986 al 2002. Era all’Heysel, quel maledetto 29 maggio 1985 («Il ricordo più angoscioso»), e fu la colonna sonora delle pupille di Totò Schillaci e delle notti magiche (meno una) del 1990. Amico di Enzo Bearzot, friulano come lui, e Azeglio Vicini ha preso sul serio il mestiere senza prendersi sul serio.
Guardava (quasi) tutti dall’alto per via del suo 1,93, non certo perché si dava delle arie. Polisportivo di commenti, dal canottaggio al pugilato e al tennis da tavolo, è stato attore e testimonial. A Milano abitava in via Losanna, non lontano da casa mia. Ci si incontrava di rado, ma ogni volta era come un rubinetto aperto, via con i ricordi, i paragoni, gli aneddoti. Con le statistiche e i numeri intratteneva rapporti formali. Non era un Tir che investiva il telespettatore. Era Pizzul. «La tradizione non è il culto delle ceneri, ma la custodia del fuoco». Ciao, Omone.
Bruno Pizzul
Un professionista serio come pochi altri prima e quasi nessuno dopo.
Ricordo che da ragazzino mi faceva sempre molto effetto che si informasse sui più piccoli particolari della partita che andava a raccontare: ad esempio il rigore con cui riportava la corretta pronuncia dei toponimi, a costo di effetti stranianti, come quando ci misi un attimo a capire che trasmettendo da “Iotebori” stava raccontando una partita da Goteborg.
RIP
scusate, commento che doveva andare di sotto…
altra cosa, io ho parlato pochissimo di Allegri, da quando non è più Mister della Juve e MAI in paragone con Motta….
mi spiace, ha accompagnato tanti anni di calcio, un pezzetto di storia di ognuno di noi che se ne va….son quelle dipartite che lasciano un senso di vuoto, di perdita, di qualcosa che è stato e che non tornerà mai più…
Un altro pezzo di storia che se ne va.
Grazie Bruno,riposa in pace
Grazie Primario per il ricordo del grande Bruno Pizzul.
Splendida voce di “ tutto il calcio minuto per minuto” . Dispiace che Riposi in pace.
” Tutto molto bello! ”
Ciao Brunone
Ricordo ancora le tue parole scandalizzate
dall’arbitraggio di quel bufalo di Eriksonn
il 12 aprile 1978 a bruges
La sua voce, le sue telecronache, un ricordo davvero indelebile.
R.I.P. grande Bruno!