EncefaloMotta piatto. Dopo le 4 pere della Dea, le 3 della Viola. A zero, sempre. Addio quarto posto, per ora, addio zona Champions. Direte: la Fiorentina ha fatto la «solita» partita della vita. No, assolutamente: ha fatto «una» partita, e basta. Con una logica, però. E, dunque, con un’idea. A differenza della Juventus. Uno sfacelo. Non credo che la rosa giochi contro Thiago e Thiago, per come la disorganizza: vogliamo parlare dei cambi?, contro la rosa. C’erano una volta falò di gioco, scintille sparse (di Mbangula, di Savona). Una volta. Oggi solo cenere, solo mozziconi. Dal mercato pesante di Giuntoli alle scelte del Mister.
Educato padrone di casa, Palladino ha accolto la Goeba regalandole il possesso, cosa di cui va ghiotta: nonostante le rughe, nonostante gli equivoci. E poi ha atteso un quarto d’ora scarso. Angolo, mischia, sinistro di Gosens. Tre minuti, Madama discinta e sbilanciata, da Fagiolino a Mandragora, diagonale radente. Elementare, Commisso. Et voilà .
Voce dal loggione: ma la Fiorentina non aveva giocato in Conference? Certo che aveva giocato in Conference. Ma non uno, da Locatelli in su e in giù, che l’abbia notato: e, magari, sfruttato. L’ultima stampella era Thuram: perché non lo impiega mai? L’ha impiegato. E se l’attacco ruota attorno ai sentieri di un texano, poveri i cow boy. Bocciato Gatti, perso Kolo, dispersi Vlahovic e Yildiz, si recitava a braccio. Senza, però, un Caminiti che inforcasse la cornetta e raccontasse di baffi circassi e di Furiafurinfuretti Se mi abolisci il ruolo fisso, offrimi almeno uno straccio di eclettismo. Per carità .
Di là le volate di Dodo e Gosens, le sportellate di Kean, i tocchi di Cataldi e Fagioli, i campanili di Ranieri e Pongracic: ognuno nel suo ruolo. Di qua Flopmeiners in apnea; Nico messicano di confine, regolarmente respinto dai doganieri trumpiani; Weah sentinella spaurita; Kalulu, Veiga e Kelly in balia delle onde. Morale: zero tiri. Tiri veri, intendo. E, in generale, lo spirito sotto i tacchi. Come documentato dal missile di Gudmundsson, rifornito da un Fagioli troppo libero (e bravo) per non stuzzicarne la mira.
Mentre l’Arno gode, e le edicole sotterrano di nascosto i titoloni d’agosto, nella speranza che qualche spione non li colga in fallo, il popolo juventino attende notizie dalla società , aspetta al varco Giuntoli e invoca l’esonero di Thiago. Troppo comodo. Avanti. Tutti insieme. Fino alla fine. Guai a fare di ogni erba uno sfascio.
È una follia non aver esonerato Motta stasera, con la squadra contro ed una tifoseria pressoché unanimemente propensa per l’allontanamento dell’allenatore. Non ci vuole un traghettatore ma un allenatore che porti la squadra al quarto posto, che capisca tra campionato e mondiale per club chi è da Juve e chi no, e che programmi con lo staff la prossima stagione. Chi è libero ora ed ha le credenziali giuste per allenare da domani la Juventus va chiamato subito. Non è facile, non è impossibile. Confermare Motta significherebbe tracollo sportivo ed economico, con un anno a rischio di non partecipare alle coppe. Perché questo può accadere se non si esonera Thiago Motta.
Zitto tango e ti venisse!